lunedì 17 ottobre 2011

Claudio Di Scalzo. Sul Cucuzzolo della Montagna (in zuccherosa lagna). Da Facebook











Perché sul Cucuzzolo della montagna 

A volte navigo sugli spazi in Facebook dove poeti ed editori si scambiano commenti sui loro libri, gli incontri poetici, le presentazioni, le novità, le antologie, e così via. Mi è venuta fantasia, che volete son cresciuto a pane e Duchamp, di compilare una colonnina Ready-made, perché tali presenze non vadano perse. In un certo qual modo anche questa è un’antologia. Che chiamo “SUL CUCUZZOLO DELLA MONTAGNA”.
A volte certi turgori sembra abbiano una valenza erotica. E non c’è da stupirsi i poeti sono animali a sangue caldo e hanno la coda. A volte scodinzolano troppo. Ad altitudini varie, tutti contenti, ma anche in pianura. Neppure ai tempi di Vincenzo Monti c’era tanta piaggeria verso gli austriaci che avevano la chiave delle stamperie e delle biblioteche italiane. In ogni caso Foscolo li mandò al diavolo. E così fece Montale con i giornaletti del regime che ospitavano versi per i sabati fascisti. Spesso questi poeti sono impegnati contro i vizi del berlusconismo. Appena avrò qualche trascrizione delle escort e veline alle cene ad Arcore vedremo che tante espressioni sono assolutamente uguali. Le chiameremo “SUL CUCUZZOLO DELLA VILLA” - Claudio Di Scalzo

SUL CUCUZZOLO DELLA MONTAGNA

    
♥ ♥ ♥ esageriamo.. ♥ ♥ ♥
Peccato che non possa esserci.
Ci avete creduto ehehehe! Sono sicura che questa giornata sarà per tutti memorabile! Una gabbbia di...p...cioè di artisti!
insomma..ne vdremo delle belle!! Ma gli artisti non sono tutti un pò pazzi??!!
Le voci dei poeti e del mare di Sicilia risuoneranno a lungo
che belle frasi...a presto in Sardegna...vi stupiremo...
Fare palloni rosa, Una gara con Marta, la vaporosa bambina. Spiaccica bene la gomma sul palato Poi mettila sulla punta della lingua -dice-...
Lo Voglioooooooooo! Hehehehhehhe
è già in busta
A parte "MERAVIGLIOSAAAA"! cosa potrei aggiungere?
Forse questo bel concorso di poesia può interessare gli amici la cui strada li ha portati dal mondo a noi
Svegliarsi e trovare tali sorprese. Questo mi piace. Brava Fortuna.
non vedo l'ora di tendere l'orecchio
alla sua arte, alla sua sensibilità e bravura va già da adesso la mia immensa gratitudine e riconoscenza.
Il tuo nome è linfa nutriente
i tuoi piedi, recinto dei tuoi versi

grazie ripetuto centomila volte,
come si dice qui arricamiti ca t'aspittamu
posso dire che mi piace o sembrerebbe brutto?
Oh che bello! Mi sa che ci vengo
sono troppo contenta non ci posso credere
oh sì :) tutti assieme attraVerso!
è un viaggio senza confini... vi abbraccio
lo riceverò molto volentieri! Una buona notte
Vorrei abitare le tue mani, i tuoi angoli tutti, come se sempre fosse possibile entrare piccolo nell'alveo spinoso della tua bellezza
♥ ♥ ♥ grazie ragazzi! Che tesori! un abbraccio circolare a tutti voi
Ci sono parole Attraversati dalle emozioni scopriamo che la magia delle parole porta il cuore a impazzire di incendi


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giovedì 2 giugno 2011

Claudio Di Scalzo:A CHI BRADO A COSTA CORRADO S'ACCOSTA



Corrado Costa
(Mulino di Bazzano, 1929 - Reggio Emilia 1991)



A CHI BRADO A COSTA CORRADO S'ACCOSTA


Caro Giacomo Cerrai, caro pisano sangiulianese

Se pubblichi° Corrado Costa a bella posta
con la sua faccia tosta in Facebook crosta
Dentro al web-bonaccia apparirà come minaccia
Di più!... coltello a chi poeta coltiva orticello
Come tela dell’io genuflesso al capocorrente fesso
Il poeta che ricordi era un ribelle anche al suo fiato
E chi lo lesse e conobbe fu fortunato
Oggi avrebbe altro cimento
Dare scacco ai poeti di corte (web) un momento
Tanto da far capire che così non c’è dimane
Tra Reading ruffiani e leccateweb niente rimane.
E taccio dei poeti morti in giudizioso°° primato
Che lasciano l'inferno poetico sol sfiorato.

Dal pisano vecchianese, CDS detto Accio


(Riferimento al post di oggi, sul blog  "Imperfetta Ellisse"
pubblicato dal poeta e critico Giacomo Cerrai:
"Corrado Costa: una poesia":  http://networkedblogs.com/iBv4Z  
°° Riferimento alla morte del poeta Giovanni Giudici
(Vedi anche "Cartoline" sul magazine L'Olandese Volante

 
 
 
 

martedì 15 marzo 2011

Claudio Di Scalzo Tellus. Andrea Pazienza: L'America. Antologia 1







L'America


È un posto dove mi è stato chiesto di andare. Io volevo andare in un'isola dei mari del Sud, ma... l'America, vada per quest’America. Quando sono partito per New York, senza nessuna voglia, mi attirava solo l'idea di fare il viaggio in aereo, questo lungo viaggio in aereo, come un bambino quando va alla giostra: il divertimento è stare sul trabiccolo, tutto il tempo che intercorre durante gli spostamenti all'interno di questa giostra è tempo perso. Arrivato a New York, sono saltato su un trenino perché ho sbagliato, non ho preso il pullman, dall'areoporto Kennedy ci siamo fatti tutta la sotterranea, quindi non abbiamo visto niente dell’attraversamento del Bronks.

Sbucato sulla 42ma, perché il nostro appartamento era nel punto ideale dove pianterei un compasso per fare un cerchio comprensivo di Manhattan... Eravamo ospiti... 42ma strada, il cuore pulsante, era fantastico, 40 giorni in questo posto stupendo, tutte le volte che uscivo era New York proprio New York. Chilometri a piedi, sbalordimento, i grattacieli di vetro che triplicano il cielo e te lo portano fin nel buio più profondo delle streets, effetto molteplice, distorto, perché adesso li fanno con delle curve paraboliche incredibili.

Poi ci sono gli spazi che sono selvaggiamente incontaminati, le strade con gli scoiattoli nel cuore di New York, dove ci sono tre alberi ci sono gli scoiattoli e sono scoiattoli del bosco di 700 anni prima o meno di 180 anni fa, peggio ancora. L'America è stata fantastica.

Poi sono stato in pellegrinaggio a Woodstock, perché io vado nei posti dei concerti con dieci anni di ritardo. L’anno prima all’isola di White, vento gelido, traghetto mortifero, tempo pazzesco, dieci anni dopo, dov’è, dove sono tutti? Idem a Woodstock, dove ora invece vive una comunità di artisti.


Andrea Pazienza

Da L’autore e il fumetto, 4-5, 1980, Editori del Grifo.


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  (Claudio Di Scalzo www.olandesevolante.com)



                                                              Ehi...cazzabuboli Labos...
                                                                  gavèi de Murbegn..
                                                                  barbon arrafa scritti 
                                                               minchia mia in culo a tia...

(dal fumetto-collage "Le fenomenali avventure della Banda Labosotti. Tradotte dal francese
da Ivagna Lo Cencio"  



 

domenica 6 febbraio 2011

Riccardo Muti e Uto Ughi contro Giovanni Allevi. Doppia merda d’artista 14, 2009

   




La Merda d’Artista compare nella sezione Calamaro Gigante che sul giornale da me fondato e diretto Tellusfolio (2005-2009) si occupava, anche con altre collaborazioni di Politica e società. Il rimando nell’illustrazione, di questa rubrica, è alla celebre scatoletta di Piero Manzoni. Io inscatolo - e questa rubrica la riprenderò su COMPAGNA TELLUS (dove ne riproporrò la sequenza temporale per gli interessati navigatori) e sull’OLANDESE VOLANTE - la merda in forma di citazioni, discorsi, frammenti. A volte viene posta un’etichetta. Dunque un breve commento. A volte la merda è doppia.
La mostra, l’esposizione, di questa Merda d’Artista a mia firma ha ovviamente comportato qualche rischio e conseguenza su chi scrive. E sono sempre pronto a condividerne se c’è, in giro, la direzione espositiva con qualche amico o amica. Scopro tanta lillipuziana punzecchiatura su Facebook e on line,… ma la MERDA D’ARTISTA a firmarla impone un coraggio leggermente più ampio. E conseguenze da sopportare meno frivole.

La MERDA D’ARTISTA e stata esposta in progressione numerica e riguarda i seguenti soggetti defecanti: (MdA 1): Lucio Villari/Piero Melograni/Giano Accame; (MdA 2): Giorgia Meloni; (Mda 3): Barbara Palombelli/Massimo Cacciari; (MdA 4: Paolo Giordano contro Collodi; (MdA 5): Maurizio Gasparri; (MdA 6): Pietro Ichino; (MdA 7): Lucio Dalla; (MdA 8): Benedetto della Vedova; (MdA 9): Aldo Grassi; (MdA 10): Ignazio la Russa; (MdA 11): Rina Gagliardi-Luxuria; (MdA 12): Di Pietro Junior; (MdA 13): Monsignor Richard Williamson; (Doppia MdA 14): Riccardo Muti-Uto Ughi; (MdA 14): Giovanni Sartori; (MdA 15): Vaticano-PdL; (MdA 16): Pietro Ichino; (MdA 17): Sindaco leghista Cristiano Simone; (MdA 18): Piero Marrazzo;
Ripropongo quella doppia, del 16 marzo 2009, dedicata a Riccardo Muti e Uto Ughi. Esiste anche la Merda d’artista singola, n. 14, dedicata a Giovanni Sartori.
Altre rubriche simili che antologizzerò, (dedicate in genere alla Politica e alla cultura di massa con nomi e cognomi) su Compagna Tellus sono “Estate vomitevole”, "Autunno Demeziale”, "Ribollita interrogativa".  Claudio Di Scalzo detto ACCIO discalzo@alice.it


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Riccardo Muti e Uto Ughi contro Giovanni Allevi.
Doppia merda d’artista 14
16 Marzo 2009


Normalmente la “Merda d’artista” inscatolata su Tellusfolio ed etichettata è singola. Stavolta però facciamo un’eccezione perché la “merda” da maestri appartiene allo stesso genere, stesse viscere (anche politiche) e stesso bersaglio: il giovane compositore Giovanni Allevi. Attaccato velenosamente perché estraneo alla casta dei musicisti, perché sostenuto dal web e dai giovani. Intanto il primo maestro in “merda d’artista”, indimenticabile direttore autoritario della Scala, ha cenato in questi giorni, in casa Vespa, con Berlusconi, il cardinale Bertone e Gianni Letta, amabilmente impegnato a blandire per ricevere, magari, il podio stabile dell’Opera di Roma (con benedizione vaticana ovviamente e post-fascista alemanniana) e altre auree posizioni di potere. Il secondo sviolina in TV la sua magniloquente direzione dell’Associazione Uto Ughi per i giovani. Dimenticandosi dello scarso peso dato alla Classica dal “suo” governo di riferimento. Quando governava il primo Prodi, su Amadeus rivista di musica, se la prendeva con Luciano Berio poi diventato Presidente e Sovrintendente dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia a Roma, perché quest'ultimo faceva poco per la musica in Italia. Invece fu proprio sotto la sovrintendenza di Berio che anni dopo verrà inaugurato, nel 2002, il nuovo Auditorium Parco della Musica. Proprio un bel tipetto questo Ughi in ideologia e trilli stonati di Destra. Auguriamoci che Allevi continui nella sua geniale spettacolarizzata sbruffoneria epigonale che tanto fa “cacare” gli dei del podio imbacuccati nella intoccabile Tradizione.

Da TELLUSfolio: Calamaro Gigante, 16 marzo 2009
Claudio Di Scalzo detto Accio discalzo@alice.it


MERDA D'ARTISTA DI RICCARDO MUTI

«Io dico che un conto è Maurizio Pollini, altro conto è Giovanni Allevi. Ognuno deve fare il lavoro nel suo campo». (Dal Corriere della Sera, sabato 14 marzo 2008)


MERDA D'ARTISTA DI UTO UGHI


«Il suo successo è una conseguenza del trionfo del Relativismo: la scienza del Nulla. (Benedetto XVI docet, ndr). In altri tempi Giovanni Allevi non sarebbe stato ammesso al Conservatorio. Non ha alcun grado di parentela con la musica che chiamiamo Classica, né con la vecchia né con la nuova. Questo è un equivoco intollerabile!» (Dalla Stampa, 24 dicembre 2008)

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 GIOVANNI ALLEVI 
 WEBLOG TELLUSFOGLIO - 1 FEBBRAIO 2011








martedì 1 febbraio 2011

Claudio Di Scalzo l'Olandese - Glossa Carbone a: W Céline e abbasso il Sinistrismo beneducato. Con notizia che Céline sarà sull'Olandese Volante


                        





Claudio Di Scalzo L'Olandese

GLOSSA CALIGINE  CARBONE

 a W Céline e abbasso il Sinistrismo beneducato 

(febbraio 2011)

   
La necessità di grattare via anche un solo francobollo dalla crosta presentabile-alienata del mondo, impone d'ascoltare le voci di angeli nerofumo-carbone-caligine come Céline che, agli angoli dell'esistenza culturale, dove pisciano i colti in congrega (C.A.G.A - CULTURA ASSORBENTE in GERARCHIA ASSISA)  in una delle tante carriere umanistiche per salvare (dicon scrivon cantan messa su di sé!) dall'orina dalle feci dal vomito: la filosofia-letteratura-arti-poesia dell'Homo accà du Femmina d'accostà,... conviene prender nota da questo Angelo Sfumato Nero su quanto di volgare, di orribile, di mostruosamente profumato ci sia dietro e sotto la melassa uniforme dell'umanesimo-classismo, dell'amor col galateo che condanna ogni eccesso come neo tumorale, del partegiustismo, dell'edificante uso dei tropi della retorica dei miti della chiesa liberal-liberista... e così via diffuso da queste scimmie intruppate in qualche carriera esorbitante lor mezzi (stilistici  e psicologici)... ciò è un atto di fedeltà nei confronti della Solitaria Grande Arte del Novecento S.G.A.N., un tributo alla necessaria ansia di impresentabile (lo si ricordi) che la attraversa e, allo stesso tempo, la netta denuncia della maledizione che la opprime: trasformare tutto ciò che tocca in qualcosa di edificante, come se l’arte la letteratura la poesia dovesse servire a migliorare l’umanità... ah ah ah che idiozia bellebuona! che Stronzata-Bêtise (direbbe Flaubert! che Faraoni Scheletri Danzanti da Salon Caricatural ribadisce Baudelaire)... a proporre teorie salvififiche per sistemi politici e culturali dove ogni errore e bruttura sia redenta sotto la guida dei colti intellettuali dei colti politici dei colti lor mezzi (strumenti du Capital Schizoidal!) bastonanti i mostri nerofumo che a tal missione ridono in faccia.

Io rido in faccia a questi sozzi missionari - le bastonate cerco di schivarle se le becco le sopporto! - e son contento che Céline abbia scritto per me quanto bastava tanto ch'io possa limitarmi alla nausea e al ghigno verso tal génia di fottuti predicatori in rete su carta stampata su come dovrebbe sdipanarsi ogni cultura per vincere quanto chiaman irridimibile lordura.  E in questo febbraio 2011 ciò declamo: estetìa e guaio!  Pemmé adatto vivaio. 


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 W Cèline abbasso C.A.G.A

http://compagnatellus.blogspot.com/2011/02/claudio-di-scalzo-w-celine-abbasso-caga.html


Celebrare la Shoah per celebrare se stessi piangenti. W Céline!
Tellus 31 Antologia

http://compagnatellus.blogspot.com/2011/02/claudio-di-scalzo-celebrare-la-shoah.html




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prossimamente on line

DIREZIONE

CLAUDIO DI SCALZO



 

Claudio Di Scalzo: W Céline abbasso C.A.G.A. (Cultura Assorbente Gerarchia Assisa)






Claudio Di Scalzo

W Céline... abbasso C.A.G.A.


(...) poche voci si alzano a difendere gli Angeli Nerofumo come Céline. Ah beh!, si dice al massimo, era fascista e antisemita ma grande scrittore! Però uomo abietto! … e chi lo dice! Intanto verso la più abietta delle categorie che è la Cultura Assorbente in Gerarchia Assisa C.A.G.A. nel Quaranta come oggi (e per fortuna sempre più i direttori editoriali vengono dai supermercati e se merce ha da essere che la giudichino chi se ne intende di merci!) Céline fu un ribelle e tanti prodi rivoluzionari come Sartre e Camus santificarono il mestiere di scrittore-Redentore (Un Cristo basta ed avanza ed è inarrivabile!) per regnare su di un'intera cultura, la francese e colonie europee… poi faceva il medico gratis... e poi Céline è morto tra la merda dei gatti e di altri volatili scatarrosi… e dimmi come crepi letterato e ti dirò se i tuoi libri restano!


(...)  I know my chickens, scrittori pittori poeti et similia, che per una prefazione, un rigo d'attenzione su imbalsamate riviste-testate fossili in carta, che per una plaquette, un reading in truppa pong ping con editore circense! un premiucolo! danno via via malloppi di euro! e orifizi! e altri buchi solitamente usati per altro! e che capitati sul Web e su Facebook si sono autonominati critici della Poesia on Line! con trattati poi riportati su carta da nessuno letti!... 

... questi santi poi criticano Cèline! fanno i dottorini del distinguo! opere (carta e discanta) debosciatelli cresciuti con la dialisi di biblioteche allevate nei dottorati di ricerca o nell'esclusione rancorosa dallo scrittoio universitario e a saliva leccata su scranni di maestri arrivati lì per tessera di partito! proni al poeta in Einaudi che stanca e sbianca a cui apparir scimmiette ammaestrate del bon ton relazionale accanto nella mesta fotografia per Bacheca Facebook con l'orfico traballante in qualche incontro para-culato nei dintorni universitari! ahinoi (carta canta e discanta) debosciatelli! … 

Lasciate in pace la salma incorruttibile di Céline… che scriveva, grattandosi il mento, essendo selvatico e meticcio e cane antisemita, ma così voi non scriverete mai! anche se seguite cento corsi di narratologia,… e per questo state nella pisciopoesia!

Claudio Di Scalzo detto Accio


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CARMINA BURANA FINAL FANTASY

http://www.youtube.com/watch?v=b7gNEHSCCj0&feature=related


O FORTUNA TECHNO
version Longhorn SINGERS
   
http://www.youtube.com/watch?v=dRg5D8__Ruk&feature=related




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Claudio Di Scalzo: Celebrare la Shoah per celebrare se stessi piangenti. W Céline! Tellus 31 Antologia

 
                                  Regina Lippl: Illustrazioni per TELLUS 18, 1998. Epoca della "Forma"



W Céline... abbasso C.A.G.A. 

Scopro in Rete in Facebook che ad ogni ricorrenza consegnataci dalla storia in tragedia, resa sui media a caratteri cubitali, e son due le strisce di sangue esposte nella vetrina della riprovazione: l'altissima tragedia della Shoah epperò a a seguito il bi boh bah se rammenti Israele colonialista razzista massacratore sfruttatore di palestinesi;  il Gulag inventato da Stalin dannato iniziato buona scusa per condannare ogni comunismo ideato praticato dove in ogni parte del mondo si usò e si usa; c'è pure  il silenzio sugli stermini degli inglesi contro i Boeri o dei Belgi col re Alberto in trono compiuti nel Congo e dei generali alla Custer contro gli Indiani o degli anglosassoni sugli aborigeni come dei turchi sugli armeni - ogni soggetto con il suo orticello telematico si fa specchio di un pianto in forma di pixel e trafiletti e video e al massimo circolano spezzoni di un possibile comunismo non staliniano come se su questo non si fossero già smusati dai Situazionisti a Marcuse a Bloch! E cerca, il soggetto-soggetti in social sciallati sciagattati per questo pianto che di anno in anno si va allargando visibilità come se la finestrella in campo elettronico fosse un filo spinato, una morte per inedia e frustate.

Contemporaneamente poche voci si alzano a difendere gli Angeli Nerofumo come Céline. Ah beh, si dice al massimo della bontà!, era fascista e antisemita ma grande scrittore! Ma uomo abietto! … e chi lo dice! Intanto verso la più abietta delle categorie che è la Cultura Assorbente in Gerarchia Assisa C.A.G.A. nel Quaranta come oggi (e per fortuna sempre più i direttori editoriali vengono dai supermercati e se merce ha da essere che la giudichino chi se ne intende di merci!) Céline fu un ribelle e tanti prodi rivoluzionari franciosi come italici poi son diventate delle merde puzzolenti rinneganti ogni tipo di comunismo: se non altro i Sartre (e la boxe tra il fascista e il comunista andrebbe messa a ring disvelante stili e uppercut micidialmente estetici e politici insuperabili) e gli Althusser santificarono il mestiere di scrittore-politico-Redentore (Seppu un Cristo basta ed avanza ed è inarrivabile!) per regnare su di un intera cultura, la francese e dintorni… da non obliare che Cèline fé il medico gratis mentre ogni intellettuale di sinistra e comunista di un certo cònio nic facea gratis in università case editrici convegni conferenze pubblicazioni ecc ecc... e, pemmé basilare Céline è morto tra la merda dei gatti e di altri volatili scatarrosi… e dimmi come crepi letterato e ti dirò se i tuoi libri restano!

(DAL WEBLOG: COMUNISMO TRANSMODERNO. 1 FEBBRAIO 2011. A me-mi garba, per esempio, BAGATELLE PER UN MASSACRO. Lo 'omprai nel 1981 edito da Guanda. Con gran scandalo. E guadagni lauti. Duve il prefatore Ugo Leonzio (un po' stronzo mi si perdoni la rima, maneggiava il testo con fare teatrale come fosse una bomba esplodente pus e sangue marcio. Con terminologia adatta: odio, infernale, deriva stilistica asfittica ecc) e il traduttore, l'algido e sciccoso latinista Giancarlo Pontiggia autore anni prima d'una antologia tra le più ruffiane dell'orfismo da baraccone "La Parola Innamorata", traduceva dinervando il lessico céliniano non sapendo un acca di argot umorismo puttanate varie nei modi di dire. Mi fece l'effetto di un segaiolo alle prese con una troia esperta che vòle sverginallo e che non gli si rizza. Giancarlo Pontiggia traduttor mi fé questo effetto. Riordai ch'avevo tradotto a pezzi sardonic'allegri e bocconi arrostiti sur carbone lessicale vernaolo le "Bagatellese" 'ome "Sciocchezzuole per una carneficina" procuratomi a Parigi, 1973, l'edizione franciosa rara del 1943 Bagatelles pour un massacre editions Denoël, epperò diodelboh... nun saccio da immerorabil tempo duve sia finito il malloppo sanguinante diabolo se nelle soffitte o se perduto péssempre!) 

Nel 1997-1998 indicavo nella Rete un passaggio per re-inventare l’Autore, in scrittura ed estetica. Per questo, conseguentemente, lasciai ogni carriera letteraria tradizionale dopo aver pubblicato in Feltrinelli “Vecchiano un paese. Lettere a Antonio Tabucchi" ritirandomi nella Rete dove da allora sto. Anonimo, con più nomi, con quello con cui firmo Scalzo e appiedato. 

Per questo posso scrivere di Céline in questa maniera e della “gerarchia” letteraria, di ogni gerarchia”! senza che qualcuno mi venga a rompere moralisticamente le palle con i distinguo etici! e storicisti, I know my chickens, scrittori pittori poeti et similia, che per una prefazione, una plaquette, un reading in truppa pong ping con editore circense! un critico trombone che ammaestra-santifica i poeti in cerca di carriera, un premiucolo! una antologizzazione in libro misconosciuto dove ogni buon gusto chiede aiuto!...  hanno dato via malloppi di euro! orifizi! e altri buchi solitamente usati per altro!  e che capitati di recente sul Web e su Facebook si sono autonominati critici  e interpreti della "migliore in tutte le ore!"... Poesia on Line! con trattati poi riportati su carta da nessuno letti!... questi poi criticano Cèline! fanno i dottorini del distinguo! opere (carta  e discanta) debosciatelli  cresciuti con la dialisi di biblioteche allevate nei dottorati di ricerca o nell'esclusione rancorosa dallo scrittoio universitario e a saliva leccata su scranni di maestri arrivati lì per tessera di partito! proni al poeta in Einaudi Bianca a cui aspirate apparir scimmiette ammaestrate del bon ton relazionale accanto nella  mesta fotografia per Bacheca Facebook se l'orfico traballa in qualche incontro para-culato nei dintorni universitari! opere (carta canta e discanta) debosciatelli! … o lasciate in pace la salma incorruttibile di Céline… che scriveva, grattandosi il mento, essendo selvatico e meticcio e cane antisemita,... come voi, debosciatelli!, non scriverete mai anche se seguite cento corsi di narratologia,… e per questo state nella pisciopoesia!

Claudio Di Scalzo detto Accio




STRAPAESANO TELEMATICO

(…) Non c’è più un pensiero che valga dagli Urali a New York. L’evento della tecnica l’ha mandato in pezzi e ne impedisce la riformulazione. Ecco perché il marxismo è crollato, ecco perché l’idealismo è una scatoletta vuota sottospirito. Il nomadismo poi impone l’orizzontalità e il fare Rete. E di nomadismo rizomatico i signori delle lettere e delle arti non vogliono sentir parlare perché è anarchico e ovviamente non rende. Sono lì a fare le uova più o meno d’oro più o meno di rame. Su cosa scrivono? sul loro io lacerato. Che novità! o sui massacri del novecento – campi di concentramento e gulag soprattutto – ricamandoci un piagnisteo illustrato valido per le pagine similculturali di “Sette” o al peggio per “Gente”. Auschwitz accanto alle cosce tornite della signorina che si depila senza dolore. (…)  

da " Antonio Tabucchi - Claudio Di Scalzo: Lo Strapaesano Telematico", Tellus 18, 1998. (Numero esaurito verrà riproposto su L'OLANDESE VOLANTE)





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On line terminate le implementazioni nuove...

DIREZIONE

CDS


 

TELLUS 31: Critica della Ragione Provinciale. Lo strapaesano telematico - Antonio Tabucchi/Claudio Di Scalzo -

        

                                                               1998 (numero esaurito)




Claudio Di Scalzo

Critica della Ragione Provinciale.
Lo strapaesano Telematico


Caro Massimo Marianetti o devo scrivere Antonio Tabucchi? (...) Nella tua lettera c’è la grammatica di una salda saggezza kantiana che sicu­ramente si mischia con l’andamento del tuo sguardo sul mondo. So che ti scriverò di getto. Prendermi per le corna sarà un esercizio che forse scom­paginerà la tua lettura delle Lettere Luterane. Straordinarie queste lettere, che tu citi ampiamente, per acutezza e paradosso, ma non le condivido. Io sono a favore della modernità o meglio ne accetto il passo lungo sul secolo perché i provinciali come me li ha libe­rati. Avrei forse potuto conoscere la cultura se non fosse arrivato il fiato moderno a scompaginare i carri di buoi, tanto stabili, e i fienili ricolmi? Ne dubito assai. E le canottiere sudate tanto da strizzarle e gli scaldaletto sotto le lenzuola per difenderci dalle pareti gelide non li rimpiango. E neppure le veglie al camino. Meglio la televisione e le ballerine seminude che ballano. Altro che parroco con la lista dei libri proibiti a misurarti il bollore! che se poi scappavi dalla canonica ritrovavi altri libri, proibiti proibitissimi, nella sezione con la falce e il martello. E so bene,che non ci sono più radici a meno di fantasticarne altre, di altret­tanto forti, diventando un adepto della destra nazional popolare o un caratte­rista folcloristico con la candela in mano in qualche fiera del fondamen­talismo ambientalista. La provincia è una sagoma vuota ma anche la città lo è. E nel movimento bascullatorio fra queste due identità si va e si viene mischiandoci a nostra insaputa. Le strade telematiche fanno il resto. Saint-Germain-des-Prés in Valchiavenna: un simulacro. Ma anche quello parigino lo è. Nella geofilosofia che io penso per illuminazioni, le comunità locali faranno i loro “racconti” contro o al posto (come dice Lyotard) dei “grandi racconti” idealistici e illuministici per rinnovare Comunità e Contratto. E per farlo bisogna sapere chi e che siamo stati. Rivendicare anche la selvati­chezza e come abbiamo preso la Parola. La geofilosofia è un’idea che io prendo dai selvatici novecenteschi, dove posso danzarci le mie inclinazioni al deleuzismo. E con essa il progetto di affidarmi a un pensiero “nomade”, “rizomatico”. Non c’è più un pensiero che valga dagli Urali a New York. L’e­vento della tecnica l’ha mandato in pezzi e ne impedisce la riformulazione. Ecco perché il marxismo è crollato, ecco perché l’idealismo è una scato­letta vuota sottospirito. Il nomadismo poi impone l’orizzontalità e il fare Rete. E di nomadismo rizomatico i signori delle lettere e delle arti non vogliono sentir parlare perché è anarchico e ovviamente non rende. Sono lì a fare le uova più o meno d’oro più o meno di rame. Su cosa scrivono? sul loro io lacerato. Che novità! o sui massacri del novecento – campi di concentramento e gulag soprattutto – ricamandoci un piagnisteo illustrato valido per le pagine similculturali di “Sette” o al peg­gio per “Gente”. Auschwitz accanto alle cosce tornite della signorina che si depila senza dolore. Raccontano i loro dolori fisici, i mestrui nevrotici, le indi­sposizioni amorose che calamitano altre indisposizioni. Sono tutti nipoti imbambolati di Sartre: ovvero di rivo­luzione e salotto: piatti ricercati e molotov imbottigliate a pensiero finto-­trasgressivo che i grulli dovrebbero conservare in biblioteche-cantine. A nessuno di loro viene in mente che l’artista deve diventare impresentabile. Rovistare negli sputi sotto a questo cielo della tecnica. Calcarsi tutte le alterazioni sullo sterno e poi da esse farsi mettere in cinta fino a ridurre il letto a un cimiciaio di sogni marciti. Per cosa hanno transitato la terra angeli come Rimbaud e Céline? Per finire nelle col­lane di saggistica dirette da signori che calzano scarpe che respirano? Invece, caro Massimo, abbiamo questi impet­titi filosofi del pensiero liofilizzato e importato e poi gli scrittori delle nuove generazioni che spiano dai tatuaggi ombelicali ai crack stradali e poi i destri sacerdoti di un brutalismo fiorito alla Pitigrilli. Accanto a questa con­grega, intenti a duettare come in ogni brava commediola putrescente, questa sì provinciale, ci sono i cattivi (quelli che tu indichi nei Pulp e nei Canni­bali) che si fanno il maquillage con i consigli del giovane (anch’esso) stu­dioso di estetica che sa tutto sul bric-a-brac di avanguardia più pubblicità. Questi ragazzi vogliono apparire come i loro più anziani dirimpettai (che però prediligono la carta stampata), ma scel­gono il volo alto sull’etere e l’abbrac­cio con il tubo catodico. Tutti e due i gruppi badano agli sghei. A questi figu­rini bisogna strappargli i peli lì dove fa male. E se non è possibile torcergli il sorrisino con le opere mettiamo un campo minato di silenzio fra noi e loro. Poi ridiamoci sopra. Ridere è un’arte. Rappresentiamoli con il comico ele­vato al cubo e questo genere pesan­tuccio leghiamolo ai loro piedi per farli affondare nella notte epigonale che cala sul secolo. Sarebbero ingoiati comunque ma forse è giusto accelerare la loro scomparsa. Poi, a galla fra le stelle, rimarranno quei dieci o più nomi che lo meritano veramente. Bel programma vero?, ma non è certo una scampagnata. C’è da giocarcisi la cer­vice!

Questo per dirti, caro Antonio-Massimo che la mia selva­tichezza non solo la rivendico ma la coltivo. E se in questa valle d’abeti zuppata nell’autunnale tramonto terra-siena bruciata, dalla mia Pisa dalla storta torre sempreverde, mi arriva alle orecchie il fastidioso zampognare anormale di un pastore dell’insegna­mento universitario sulla nobile “Rivi­sta dei Libri” (ottobre ‘98) che cerca di sfregiarmi con l’accusa infamante (?) di “strapaesano” cantore delle sangui­nose gesta di Lotta Continua (che Sofri rimanga murato vivo dicono le note più stridenti), io con questo belato allupato che annuncia l’irrimediabile inverno della critica ideologica univer­sitaria mi ci scaldo i polpastrelli del cuore e rivendico la mia identità di strapaesano telematico. Per me stra­paesano non è un’offesa. Uno scrittore selvaggio come Fabio Tombari ha scritto il più intenso bestiario italiano del novecento e Mino Maccari è un grande pittore. Non credi che il riflet­tere sul pozzo nero cosparso di corian­doli che è il novecento sia un esercizio spirituale degno? Ma qualcosa posso aggiungere per dirti che strapaesano oggi non vuol dire neppure scrivere romanzi picareschi ambientati in microscopici centri per recuperare il regionalismo crepuscolare o neoreali­sta o le minutaglie di Loria come fanno certi scrittori covati dalla rivista “Tran­spadana”. Questi scrittori, caro Antonio-Mas­simo, sono bandierine portate a secon­dare i venti del mercato librario: se andavi a Francoforte avresti potuto scoprire che contrapposti ai Pulp e ai Cannibali, che giustamente prendi in giro, stanno allevando una genera­zione di morettini spersi a Cesena. Definirmi strapaesano serve anche a non farmi incasellare. Non sarà mica un fascista di sinistra? sai con gli ex di Lotta Continua non si può mai sapere! (...)

A questi neocantori dell’idillio provinciale bisogna che dica, prima o poi, che la provincia bisogna consumarla fino all’ultima zolla e non recu­perarla e da qui raccontare l’esito della nostra appartenenza disertata che già nella parola Herkunft ha il suo doppio destino di appartenenza e prove­nienza. Naturalmente se queste intui­zioni figlieranno opere degne non so dirtelo. Forse sono nato per piantare alberi e ricavarne semi. Non mi lamen­terei di questo destino artistico. Ma ora basta con le campiture sull’idea di Pro­vincia. Voglio riservarmi un poco di spazio per la definizione globale di borghesi che dai, sulla scorta di Paso­lini, a tutti coloro che più o meno sono passati dalla bicicletta alla Punto, stu­diando nella scuola Media unificata. E anche qui scuoto il capo. Dissento. Non posso dirti con precisione a quale categoria economica appartenga, ma so con certezza che sono un rivoltoso e questo stato d’animo, ideale e pratico, sicuramente fa coppia in me con la sel­vatichezza. Se poi questa sia rivolta borghese o proletaria o sottoproletaria non me ne frega assolutamente nulla. Basta non diventare rivoluzionari. Quest’ultimi sono sempre stati contigui con il potere. Loro pensano che alla microfisica del potere si possa rispon­dere occupando a più non posso posti di potere. Si dicono liberali ma pen­sano sempre da marxisti ortodossi. Come vedi l’ex di Lotta Continua, pre­sente allora nei racconti di voi adole­scenti, non ha perso la voglia di andare contro i sistemi di sapere e di potere organizzati. Spero che questo rafforzi la tua stima per me e anche l’affetto. Salutami la “mia” Vecchiano e la torre Ghibellina. A volte, da qui, sento che le ombre dei vivi e dei morti che là si agitano, magari arruffate dal vento mediatico, continuano ad allattarmi. Scopro che oggi mi nutrono anche le Vespe urlanti in circuito perenne attorno a una statua di Garibaldi senza più spada. Intuisco che è una giostra, una delle tante, della postmodernità e non una corona di spine da cingere.


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(da TELLUS 18: "EPOCA DELLA "FORMA"", 1998. Editrice Labos Morbegno)


La rivista-annuario TELLUS  ha terminato la serie diretta da Claudio Di Scalzo con il numero 30 nel 2009.



  

venerdì 28 gennaio 2011

Louis Ferdinand Céline: Bagatelle per un massacro (1)

          




BAGATELLE PER UN MASSACRO


Il mondo è pieno di gente che si dice raffinata e che poi non è, ve l'assicuro, raffinata neanche tanto così. Io, servitor vostro, credo davvero di esserlo, un raffinato! Sputato! Autenticamente raffinato. Fino a poco tempo fa, facevo fatica ad ammetterlo... Resistevo... E poi un giorno mi sono arreso... Al diavolo!... Però sono un po' infastidito dalla mia raffinatezza... Cosa si finirà per dire? Pretendere?... Insinuare?...
Un vero raffinato, raffinato per diritto, per costume, garantito, di solito deve scrivere almeno come il sig. Gide, il sig. Vanderem, il sig. Benda, il sig. Duhamel, la signora Colette, la signora Femina, la signora Valéry, i « Théàtres Francais »... sdilinquirsi sulla sfumatura... Mallarmé, Bergson, Alain... spompinarsi l'aggettivo... goncourtizzare... cristo! Inculare le mosche, frenetizzare l'Insignificante, cinguettare in pompa magna, pavoneggiarsi, chicchirichire ai microfoni... Rivelare i miei « dischi preferiti »... i miei progetti di conferenze...
Potrei, potrei certamente diventarlo anch'io, un vero stilista, un accademico « pertinente ». È una questione di lavoro, un'applicazione di mesi... forse di anni... Si può ottenere tutto... come dice il proverbio spagnolo: « Molta vaselina, tanta pazienza, e l'elefante s'incula la formica ».
Ma sono ormai troppo vecchio, troppo incancrenito, troppo incarognito sulla maledetta strada del raffinamento spontaneo... dopo una dura carriera di « duro fra i duri » per ritornare indietro ora! e andare anche a concorrere per la libera docenza di trine e merletti!... Impossibile! Il dramma sta qui. Come ho potuto farmi afferrare, soffocare d'emozione... dalla mia stessa raffinatezza? Ecco i fatti, le circostanze...
Mi confidavo di recente con un mio caro amico, un bravo dottorino del mio stampo, ma in meglio, Leo Gutman, a proposito del gusto sempre più forte, spiccato, virulento, che dico?, assolutamente dispotico che mi prendeva per le ballerine... Gli domandavo il suo parere... Che cosa sarei diventato? io, con una famiglia a carico! Gli confessavo tutta la mia rovinosa passione...
« In una gamba di ballerina il mondo, le sue onde, tutti i suoi ritmi, le sue follie, i suoi desideri sono inscritti!... Mai scritti!... La poesia più ricca di sfumature del mondo!... eccitante! Gutman! Tutto! O Gutman, amico mio, il poema inaudito, caldo e fragile come una gamba di ballerina in mobile equilibrio, è in sintonia con l'ascolto del più grande segreto, è Dio! È Dio stesso! In tutto e per tutto! Ecco il fondo del mio pensiero! A partire da settimana prossima, Gutman, pagato l'affitto... voglio lavorare solo per le ballerine... Tutto per la danza! Nient'altro che per la danza! La vita le afferra, pure... le porta via... al minimo slancio, voglio andare a perdermi con loro... tutta la vita... fremente... ondeggiante... Gutman!... Mi chiamano!... Non sono più io... Mi arrendo... Mica voglio essere scaraventato nell'infinito!... alla sorgente di tutto... di tutte le onde... La ragione del mondo si trova qui... Non altrove... Perire di ballerina!... Sono vecchio, presto creperò... Voglio dissolvermi, effondermi, dissiparmi, vaporizzarmi, tenera nuvola... in arabeschi... nel nulla... nelle fontane del miraggio... voglio perire della più bella... Voglio che soffi sul mio cuore... Cesserà di battere... Te lo prometto! Gutman, fa' in modo che avvicini le ballerine!... Voglio crepare, lo sai, come tutti... ma non in un vaso da notte... di onda... un'onda bellissima... danzante... fremente... ».

              ...CONTINUA
 
 
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MEDICINA A BAGATELLE PER GUARIRE SOTTOPELLE
 
 
M'è presa fantasia di ripubblicare "Bagatelle per un massacro", qualche puntata, su questo weblog. L'infernale Céline, cacciato dalle celebrazioni francesi fra l'altro, lo trovo adatto per i tempi che corrono, anche qui appaiono ballerine!, che lui però vorrebbe godersi!, per scrollarci di dosso tutto il pietismo il moralismo accattone dei buoni sentimenti che la sinistra (da Repubblica all'Unità al Manifesto a Micromega)  riscopre mentre si sfoglia in TV e nei media il Romanzo spettacolarizzato delirante del capitalismo per solo attore Berlusconi, come se piagnucolare sui traffici dell'eros a pagamento risolvesse i rapporti (ahimè di ferro!) di produzione (a tal proposito rileggere cosa scriveva Marx sul sottoproletariato parigino e sulla prostituzione può essere utile!) che schiavizzano corpi e prestazioni ad ogni livello! comprese quelle dei letterati dei poeti e degli artisti! infatti se prendiamo certe faccine ritoccate su Fb e le portiamo in uno studio di Canale 5, corpo permettendo per ballare e scosciarsi e troneggiare!, cosa cambia? ...ehmm dicevo che Céline conviene rileggerlo, anzi leggerlo per tanti sarà la prima volta, perché se c'è il mostruoso in giro, nel realistico mondo e nel virtuale web!, chi meglio di lui può insegnarci stile e metodo per rivelarne le radici anche se s'aggroviglia maleficamente nell'antisemitismo? 
... credo che oggi ci vorrebbe qualcuno che raccontasse, costruendo un romanzo in progress misto stampa pagine elettroniche immagini voci! i massacri in atto dalle culle ai cubi danzanti ai modelli altalenanti di vissuto anco spremuto in parolette in vendita  ereditate dalla cultura più o meno emersa più o meno galleggiante. Il male coriandolato in pixel e moltiplicazione d'epigonismo.

 Guanda il libro lo stampò nell'81, allora i transfughi dal marxismo, da Cacciari in avanti, si dedicavano ai "nascosti" della cosiddetta destra filosofica e letteraria. Con la benedizione, nella casa editrice citata, del Maestro Raboni. Ma erano discussioni tra intellettuali. Nel duemila secolo mi sa che dovrebbero dire la loro i giovani virgulti che cresciuti a cartoni animati e immagini d'ogni turpe sofferenza ed omicidio, rifiutando d' esser ammucchiati in qualche recinto come scrittori in pendenza d'editing o come poeti nuovi scollinanti la mediocrità con scarpette firmate Dolce e Gabbana. Leggere Céline e mettere da parte Camus e Sartre con il loro storicismo umanistico dannoso più delle cavallette nel prato dell'utopia! E scoprire che se il Male uno scrittore francese lo ha vissuto sul gobbo, e raccontato alla sua maniera!, e che maniera! è meglio che leggerlo nel gobbo che si srotola nei reading poetici come negli  show su Mediaset.
Se il traduttore, il latinista e poeta Giancarlo Pontiggia, si facesse vivo vedremo se ne concede l'uso o se pretende che gli reciti Virgilio. Che fra l'altro non so perché è il diploma di ragioniere che mi dato accesso all'università. 



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a febbraio on line...

DIREZIONE

Claudio Di Scalzo