
Agita nelle canne del padule lo straccetto rosso verso il camion dei fascisti che transita nella strada sterrata. Cantano a squarciagola Faccetta Nera con imprese di bastonate e pistolettate a socialisti e comunisti. Si levano sopra lo stridio dei freni maledizioni bercianti, colpi di moschetto. Ma nessuno dei camerati insegue Libertario Di Scalzo nel lago di Massaciuccoli, quello che viene detto pucciniano dai melomani. Hanno paura gli sgherri. Lì, fra folaghe in cielo lucci nel chiaro, sta il suo regno palustre. Conosce ogni calatino, ogni nascondiglio, ogni baracca. I fascisti temono abbia doppietta e coltello e sanno che il comunista li aspetta. I fascisti restano in gruppo e sulla strada e poi se ne vanno scornati bestemmiando minacce sputando per terra. Lo chiapperemo col nostro sistema, dice il capo manipolo della milizia nera. Sarà un miraolo se non finisce come su’ pà Angiolo che l'abbiamo fatto fumà con la pipa in gola!
Raggiungo mio padre con una barca da tempo in secca. Mi passa un lembo dello straccetto rosso. Siamo inteneriti.
-“È ancora resistenza, Accio”, dice usando il soprannome che avrò una volta suo figlio quando il 25 aprile verrà festeggiato con le camionette di Scelba per le strade di Pisa.
-“È resistenza compagno! Qui non ci prenderanno”, rispondo al mi' babbo che poi sceglierà il nome di Lalo. E tutti penseranno fosse un soprannome invece sarà nome scelto da antifascista.
-“Il gruppo vedo che s’è infittito, non è sminuito.
-“C’è anche chi pratica fascismo sul Web.
-Che cos’è il Web Accio?
-Dopo te lo spiego, ma ora ho fame.
-Ho pescato dei lucci. Per noi basteranno. Se eravamo di più non ci si cenava.
°°°
Così l’epica rossa di mio padre come mi venne raccontata. In tante versioni. Dagli antifascisti vecchianesi e pisani. Lo presero con il ricatto. Se non si fosse presentato alla Casa del Fascio avrebbero massacrato di botte i familiari. Un decennio prima i fascisti avevano assassinato mio nonno Angiolo Di Scalzo - sindacalista e seguace di Serrati presente alla fondazione del Pcd'I a Livorno nel 1921 - sulla via di Pisa, mentre tornava a casa col calesse, sfondandogli il palato con il cannello della pipa che teneva tra i denti. Mio padre si consegnò ai carabinieri. All’anagrafe risultava con un frego sul suo nome di battesimo Libertario che ora si chiamava Lalo. Nome scelto perché di un musicista, di chi aveva scritto la "Sinfonia Spagnola". Bella musìa, che aveva ascoltato da parenti immigrati a Marsiglia. E la musia non si pò bastonalla imprigionalla sparanni. Lalo lo spedirono sul fronte albanese con tutte le benedizioni religiose del caso in un battaglione destinato al macello.
Si salva. Prende contatto con la resistenza albanese comunista dopo il 1943 e l'armistizio italiano. Torna a Vecchiano. a piedi da Bari, per la sua personale Resistenza. inanellata nascosto in un loculo del cimitero, quello della sua sorellina morta a due anni, di giorno, per uscire la notte. Per compiere sabotaggi alle truppe fasciste e naziste. Scrivere sui muri "Morte al fascismo, libertà ai popoli" e posare un fiore sulla finestra della sarta Nada Pardini, figlia del capomanipolo fascista, l'unica a sapere ch'è tornato Lalo.
Mi-pà col nome di Garibaldo sta in "Piazza d'Italia" di una scrittore vecchianese ed europeo col nome di Garibaldo.
Il 25 aprile 2012 scelgo di raccontare questa storia di Resistenza. Sono figlio di quest’uomo e nipote di Angiolo, l'Angiolo dei braccianti. Sto sul web dal 2000. nel mio Padule di Massaciuccoli-Web, dal 2000, dove sono imprendibile come Lalo Libertario.
Claudio Di Scalzo detto Accio
25 aprile 2012
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