Vedova Rina Rètis
IL VIAGGIO NELLA BIBLIOTECA DI FOSCO NERI
Come Vedova Rossa Rina Rètis, ho
ereditato, a Marina di Vecchiano, nella casa dove abitavamo, la biblioteca
comunista del mio compagno Fosco Neri. Migliaia di libri. Qui i
marxismi sembrano una giungla inestricabile di pagine. Pineta fitta. Per dedizione
e amore verso corpo e ombra dell'uomo da me amato e che amo, ci entro
dentro come esploratrice temeraria delicata incauta. Non ho alcuna
vocazione teorica o da studiosa storica, soltanto desiderio
d'avventura verso il selvatico Fosco che abitava regno della
marxestitudine senza aver mai pensato alla finitudine di questa
attorta e tragica parte del mondo suo e di tanti uomini e donne.
Prenderò tra le mani i libri, le
copertine, le sue sottolineature e appunti. Forse altre ne vergherò.
Qui poserò la mia vedovanza come lieve danza sulla pietra che i
nemici di classe han nominata tetra: traditori, borghesi corrotti,
tanti quasi tutti in vane estetiche rotti; ed invece racchiude ogni
empito dell'umano teso alla libertà dell'essere.
Per me entrare nei marxismi sarà
avventura come galleggiare nei marosi salgariani, raggiungendo gli
abissi col riattivato Nautilus di Fosco Nemo; come traversare le
lande infinite del Klondike di London sapendo accendermi un fuoco.
Con rosse vampe. Avventura che potrebbe trovare declinazione in
Utopia e Distopia con vicende che riguardarono Fosco, a me narrate, con me oggi come sovversiva. E ciò per sommo divertimento casalingo dove
tutto è vero seppur fingo.
LENIN
QUADERNI FILOSOFICI
Ho con me l'edizione degli Editori
Riuniti. Del 1970. Fosco allora aveva diciotto anni. Militava in
Lotta Continua. Dopo aver mosso, nel 1968, la sua adolescenza, nel
Potere Operaio Pisano. Era il più giovane di tutti tra coloro che
avevano responsabilità politiche nell'agitazione e nel coordinamento
degli studenti medi negli istituti tecnici. “La piccola guardia
rossa”, lo chiamava, con affetto e protezione, Adriano Sofri.
Lenin, per me, è il simbolo, non certo
imbalsamato, di come un pensiero rivoluzionario sia irriducibile a
qualsiasi manomissione socialdemocratica o liberale. Lenin non lo si
può “usare” che in senso comunista e per la sovversione totale
del sistema capitalistico. Non c'è in lui, nei suoi scritti, nella
sua prassi, neppure un coriandolo di cedimento al pensiero borghese.
Questi suoi Quaderni Filosofici, cresciuti, nella lotta politica che
poteva implicare anche la morte, l'arresto, la tortura, con i suoi
segni di lettura-sottolineatura-ampliamento sono di una bellezza
comunista, anche grafica, unica.
Non ho gli strumenti di Fosco per
capire quanto Lenin, superando il precedente “Materialismo ed
Empiriocriticismo”, stando nelle lotte precedenti la Rivoluzione
del 1917, abbia ristabilito l'autonomia del marxismo - teso al
sovvertimento del sistema capitalistico -dalla scienza borghese. Superando ogni Positivismo.
Trascrivo, però, quanto Fosco ha evidenziato sul libro di Lenin, come fondamentale: “La dialettica è la teoria del modo come possono essere identici gli opposti, convertendosi l'uno nell'altro”.
Fosco aggiunge a lato che la dialettica materialistica leninista aiuta i rivoluzionari a intendere che le strutture della realtà sono esposte alla discontinuità e alle fratture di un tempo possibile detto Rivoluzione. In questa tramatura il compito logico e rivoluzionario dei comunisti contro, conoscendolo, il mondo capitalistico. E per questo c'è da dire grazie ad Hegel. Senza il quale "Il Capitale" di Marx, ribadisce Lenin, è soltanto un libro d'economia, e non uno strumento, il più potente per capovolgere, dialetticamente, il sistema oppressivo capitalistico.
Trascrivo, però, quanto Fosco ha evidenziato sul libro di Lenin, come fondamentale: “La dialettica è la teoria del modo come possono essere identici gli opposti, convertendosi l'uno nell'altro”.
Fosco aggiunge a lato che la dialettica materialistica leninista aiuta i rivoluzionari a intendere che le strutture della realtà sono esposte alla discontinuità e alle fratture di un tempo possibile detto Rivoluzione. In questa tramatura il compito logico e rivoluzionario dei comunisti contro, conoscendolo, il mondo capitalistico. E per questo c'è da dire grazie ad Hegel. Senza il quale "Il Capitale" di Marx, ribadisce Lenin, è soltanto un libro d'economia, e non uno strumento, il più potente per capovolgere, dialetticamente, il sistema oppressivo capitalistico.
Fin qui ci sono arrivata. E sono
stremata. Brava Rina!
Ora mi dedico alle parti più,
suggeritrici del romanzesco, per le mie celluline grigie (Poirottina),
che Lenin appuntò, filosoficamente, sul romanziere del “Che fare”
Cernysevskij.
IL MIO NOME È RINA RÈTIS
Il nome è Rina Rètis. Sono una
comunista eterodossa. In passato ho scritto, senza mai stampare un
rigo, sulla vicenda del mio legame con Fosco Neri. Il mio amato
compagno. Anche pittore. Morto in un oscuro incidente stradale, e
penso me l’abbiano ammazzato per certe sue inchieste politiche, nel
febbraio del 2017. Ebbe, Fosco, una vita politica turbolenta
negli anni settanta. Un rivoluzionario coerente come pochi.
Mi sono interessata, episodicamente, a
un poeta ligure che tribolò in vita con l’immobile tomba del nome,
ma da alcuni anni sono soprattutto una donna malata. Una rara e poco
conosciuta malattia alle ossa ed ai muscoli mi danno spossatezza,
dolori costanti, rinuncia a stare sveglia. Fosco ha scritto sul mio
dolore con una tenerezza che a rileggerne gli episodi e soltanto a
pensarci mi viene da piangere. Perché non è più con me. Malattia
organica che mi azzanna la psiche. La morte di Fosco però mi
ha data un’energia che prima non conoscevo. Devo proseguire il
romanzo comunista, il feuilleton tragico, che tanto lo coinvolgeva
con ricerche sul movimento operaio, in un’epoca
che questi accadimenti rivoluzionari hanno occultato sotto menzogne,
tradimenti, vendette. I più collaborativi, a questo scempio, son
stati artisti-artiste letterati-letterate intellettuali. Per questo
quasi tutti li evito. Per questo voglio ancora scrivere da
comunista qualche frammento. Per questo Rina la vedova rossa appare su certe
pagine elettroniche. E Fosco è con me anche se gli altri non lo
vedono.