martedì 1 febbraio 2011

Claudio Di Scalzo: Celebrare la Shoah per celebrare se stessi piangenti. W Céline! Tellus 31 Antologia

 
                                  Regina Lippl: Illustrazioni per TELLUS 18, 1998. Epoca della "Forma"



W Céline... abbasso C.A.G.A. 

Scopro in Rete in Facebook che ad ogni ricorrenza consegnataci dalla storia in tragedia, resa sui media a caratteri cubitali, e son due le strisce di sangue esposte nella vetrina della riprovazione: l'altissima tragedia della Shoah epperò a a seguito il bi boh bah se rammenti Israele colonialista razzista massacratore sfruttatore di palestinesi;  il Gulag inventato da Stalin dannato iniziato buona scusa per condannare ogni comunismo ideato praticato dove in ogni parte del mondo si usò e si usa; c'è pure  il silenzio sugli stermini degli inglesi contro i Boeri o dei Belgi col re Alberto in trono compiuti nel Congo e dei generali alla Custer contro gli Indiani o degli anglosassoni sugli aborigeni come dei turchi sugli armeni - ogni soggetto con il suo orticello telematico si fa specchio di un pianto in forma di pixel e trafiletti e video e al massimo circolano spezzoni di un possibile comunismo non staliniano come se su questo non si fossero già smusati dai Situazionisti a Marcuse a Bloch! E cerca, il soggetto-soggetti in social sciallati sciagattati per questo pianto che di anno in anno si va allargando visibilità come se la finestrella in campo elettronico fosse un filo spinato, una morte per inedia e frustate.

Contemporaneamente poche voci si alzano a difendere gli Angeli Nerofumo come Céline. Ah beh, si dice al massimo della bontà!, era fascista e antisemita ma grande scrittore! Ma uomo abietto! … e chi lo dice! Intanto verso la più abietta delle categorie che è la Cultura Assorbente in Gerarchia Assisa C.A.G.A. nel Quaranta come oggi (e per fortuna sempre più i direttori editoriali vengono dai supermercati e se merce ha da essere che la giudichino chi se ne intende di merci!) Céline fu un ribelle e tanti prodi rivoluzionari franciosi come italici poi son diventate delle merde puzzolenti rinneganti ogni tipo di comunismo: se non altro i Sartre (e la boxe tra il fascista e il comunista andrebbe messa a ring disvelante stili e uppercut micidialmente estetici e politici insuperabili) e gli Althusser santificarono il mestiere di scrittore-politico-Redentore (Seppu un Cristo basta ed avanza ed è inarrivabile!) per regnare su di un intera cultura, la francese e dintorni… da non obliare che Cèline fé il medico gratis mentre ogni intellettuale di sinistra e comunista di un certo cònio nic facea gratis in università case editrici convegni conferenze pubblicazioni ecc ecc... e, pemmé basilare Céline è morto tra la merda dei gatti e di altri volatili scatarrosi… e dimmi come crepi letterato e ti dirò se i tuoi libri restano!

(DAL WEBLOG: COMUNISMO TRANSMODERNO. 1 FEBBRAIO 2011. A me-mi garba, per esempio, BAGATELLE PER UN MASSACRO. Lo 'omprai nel 1981 edito da Guanda. Con gran scandalo. E guadagni lauti. Duve il prefatore Ugo Leonzio (un po' stronzo mi si perdoni la rima, maneggiava il testo con fare teatrale come fosse una bomba esplodente pus e sangue marcio. Con terminologia adatta: odio, infernale, deriva stilistica asfittica ecc) e il traduttore, l'algido e sciccoso latinista Giancarlo Pontiggia autore anni prima d'una antologia tra le più ruffiane dell'orfismo da baraccone "La Parola Innamorata", traduceva dinervando il lessico céliniano non sapendo un acca di argot umorismo puttanate varie nei modi di dire. Mi fece l'effetto di un segaiolo alle prese con una troia esperta che vòle sverginallo e che non gli si rizza. Giancarlo Pontiggia traduttor mi fé questo effetto. Riordai ch'avevo tradotto a pezzi sardonic'allegri e bocconi arrostiti sur carbone lessicale vernaolo le "Bagatellese" 'ome "Sciocchezzuole per una carneficina" procuratomi a Parigi, 1973, l'edizione franciosa rara del 1943 Bagatelles pour un massacre editions Denoël, epperò diodelboh... nun saccio da immerorabil tempo duve sia finito il malloppo sanguinante diabolo se nelle soffitte o se perduto péssempre!) 

Nel 1997-1998 indicavo nella Rete un passaggio per re-inventare l’Autore, in scrittura ed estetica. Per questo, conseguentemente, lasciai ogni carriera letteraria tradizionale dopo aver pubblicato in Feltrinelli “Vecchiano un paese. Lettere a Antonio Tabucchi" ritirandomi nella Rete dove da allora sto. Anonimo, con più nomi, con quello con cui firmo Scalzo e appiedato. 

Per questo posso scrivere di Céline in questa maniera e della “gerarchia” letteraria, di ogni gerarchia”! senza che qualcuno mi venga a rompere moralisticamente le palle con i distinguo etici! e storicisti, I know my chickens, scrittori pittori poeti et similia, che per una prefazione, una plaquette, un reading in truppa pong ping con editore circense! un critico trombone che ammaestra-santifica i poeti in cerca di carriera, un premiucolo! una antologizzazione in libro misconosciuto dove ogni buon gusto chiede aiuto!...  hanno dato via malloppi di euro! orifizi! e altri buchi solitamente usati per altro!  e che capitati di recente sul Web e su Facebook si sono autonominati critici  e interpreti della "migliore in tutte le ore!"... Poesia on Line! con trattati poi riportati su carta da nessuno letti!... questi poi criticano Cèline! fanno i dottorini del distinguo! opere (carta  e discanta) debosciatelli  cresciuti con la dialisi di biblioteche allevate nei dottorati di ricerca o nell'esclusione rancorosa dallo scrittoio universitario e a saliva leccata su scranni di maestri arrivati lì per tessera di partito! proni al poeta in Einaudi Bianca a cui aspirate apparir scimmiette ammaestrate del bon ton relazionale accanto nella  mesta fotografia per Bacheca Facebook se l'orfico traballa in qualche incontro para-culato nei dintorni universitari! opere (carta canta e discanta) debosciatelli! … o lasciate in pace la salma incorruttibile di Céline… che scriveva, grattandosi il mento, essendo selvatico e meticcio e cane antisemita,... come voi, debosciatelli!, non scriverete mai anche se seguite cento corsi di narratologia,… e per questo state nella pisciopoesia!

Claudio Di Scalzo detto Accio




STRAPAESANO TELEMATICO

(…) Non c’è più un pensiero che valga dagli Urali a New York. L’evento della tecnica l’ha mandato in pezzi e ne impedisce la riformulazione. Ecco perché il marxismo è crollato, ecco perché l’idealismo è una scatoletta vuota sottospirito. Il nomadismo poi impone l’orizzontalità e il fare Rete. E di nomadismo rizomatico i signori delle lettere e delle arti non vogliono sentir parlare perché è anarchico e ovviamente non rende. Sono lì a fare le uova più o meno d’oro più o meno di rame. Su cosa scrivono? sul loro io lacerato. Che novità! o sui massacri del novecento – campi di concentramento e gulag soprattutto – ricamandoci un piagnisteo illustrato valido per le pagine similculturali di “Sette” o al peggio per “Gente”. Auschwitz accanto alle cosce tornite della signorina che si depila senza dolore. (…)  

da " Antonio Tabucchi - Claudio Di Scalzo: Lo Strapaesano Telematico", Tellus 18, 1998. (Numero esaurito verrà riproposto su L'OLANDESE VOLANTE)





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On line terminate le implementazioni nuove...

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CDS


 

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