mercoledì 15 settembre 2010

Claudio Di Scalzo: Far Marchette sul marciapiede di Facebook. 3 (2010)


 

                                              
 Far Marchette sul marciapiede di Facebook
 (Eros e amore: modello Faust e modello Don Giovanni)


Caro Di Scalzo, quando batto la punta del calzare in articoli come “Far marchette su Fb” mi dai il La per scriverti. Non è la prima volta. Potremmo parlarne quando vieni a Pisa passeggiando per San Rossore, ma lo scambio va fatto a caldo. Sbagli su Facebook, e bada che io non ci sono, ho il mio sito e mi ospitavi prima dai valtellinesi e qualche volta sui blog e in avanti vedrai tu. Parlo a naso, su Fecebook c’è l’amicizia, anche la solitudine, la compagnia tra simili, e la ricerca di divertimento e sesso e ogni altra baruffa dei sensi direbbe il nostro Guicciardini... Allora? Te la pigli con chi fa pubblicità a un libro? Sono una minoranza. Una punta di spillo. Ma vivaddio con quanto costa editare un libro oggi se trovano da venderlo sia benedetto l'evento. E anche te mi ricordo su TF ogni tanto appariva qualche volenterosa soccorritrice dello scrittore che raccontava il suo caos (ma il Canzoniere lo preferisco) o che avevi conosciuto in passato e ti ritrovava. Secondo me la situazione non è così drammatica; e se scrittori e poeti trovano da far sesso, da assaggiare la nicchia, scusa il vernacolo, anche con la loro parlantina e con libri, beati loro io sono in un'età che mi devo riguardare in materia, e son sempre stato fedele alla mogliera. Con ogni rispetto, dal tuo *****
 

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Caro *****, la tua e-mail mi sospinge al tris sulla questione delle “Marchette su Facebook” in materia di vendita di merci detti libri perché sto per risponderti su sesso, eros, e altre varianti sul tema scaccia horror vacui! Se ti do il La per musichetta con linfe montanelliane tu mi dai il destro per risponderti con argomenti che stanno tra Puccini e Il Pazzo, tra il Faust e il Don Giovanni.
Stiamo a Facebook. Stiamo al sesso. E alle strategie adottate da fasce intelletuali  e poetiche e scritturali ecc. Non entro nel merito del solito transito amicale  e parentale. Figli, sport, politica ecc.  Ovvio le facce e annessi in album foto, corpi e pulsioni dall’occhiolino alle mutande alla coscia, son diventati un gigantesco teatro di PAROLA (dammela-dammelo)/IMMAGINE (fatti avanti poi decido), uno spettacolo catastrofico e irrituale, che racchiude il tutto dell’umano che si mostra e quando viene usata letterarietà  o artisticità gli inconsci rivelano pulsioni che rendono inutili le categorie freudiane per feticismo e nevrosi, ma tutto ciò è risaputo; caro *****, e se tu mi spingi a scrivere di come intendo, ho inteso, la sensualità, la seduzione, l'eros - e Fb è una liquefazione per luoghi comuni della seduzione, infatti ci stanno i sociologi acquattati ad analizzare il tutto, assieme ai dottori della psiche, forse più utili dei consiglieri editoriali, a cercar talenti e degli accademici a far trotterellare i loro pupilli - posso dirti che ho idee inattuali e confidartele, e così intenderai anche il richiamo al mio amico barbiere di Nodica e a Puccini.
Schematizzo eh tosco dell’interno. Faccio un po' il burlator...
 
Su Facebook e sul web, poeti-scrittori-intellettuali-giornalisti-addetti al culturale… si affidano al modello strizzato dal Faust, di Goethe, il che vuol dire sedurre (tentare), farsi amare, amare, amplesseggiare, a partire dall’intelligenza, dall’intelletto, dalla cultura, dal sapere, e oggi ci stanno anche gli impegnati nel variegato politico, che come nel gelato sfuma in vari gusti: dall’impegno per qualche salvatore delle umani genti al Parlamento, al sociale  con malati da accudire, associazionismo, aiuto agli immigrati ecc anche questi vogliano fottere con l’aura dell’intelligenza o del bene verso il mondo che poi, secondo loro, è una forma di intelligenza… io, invece, caro devoto a Carducci, ho sempre avuto per modello il Don Giovanni. Nella mia giovinezza, intendo. Che mi amassero non per la mia intelligenza, che fra l’altro non ho, né per la mia cultura, ma per la mia bellezza se ne avevo, la mia selvaticheria, il mio vitalismo, la mia voce, le mie “mattate” e per certe esagerazioni e follie che facevano i conti con auto e il loro uso, cibo e le sue raffinatezze, e alcova dove non serve la cultura, i libri letti, ma bisogna scatenare la propria somiglianza con il mammifero animale, che però, se dongiovanneggia, inventa luoghi, ed occasioni dove gli altri per capitarci devono leggere un manuale. E trovarci l'ispirazione. E poi per ultimo l’allegria, lo scherzo, con me le donne hanno riso tanto. Il Don Giovanni deve portare il riso e se è tragedia che sia di quelle grosse, dove poi non c’è rimedio. Escluso pensare a qualsivoglia "carriera", i devoti a Faust ci aspirano invece, il modello del Don Giovanni la esclude! dunque regola base:  iniziare a lavorare seriamente a trenta anni; poi non farsi coinvolgere da nulla che somigli ad aiutare i sofferenti con l’assistenza e la beneficenza. La rivoluzione anarco-comunista che pensai era una forma di liberazione anche dal mondo ridotto a infermeria e caritatevole elemosina di sé. A beneficenza per farsi fotografare con i derelitti.

Ecco, caro *****, questa è la mia idea, sulla questione. E per chiudere il pacchetto e andare on line, e condirla in tre parti  - ora anche su “eros e cultura in Fb”, dopo la cultura parte I e II - vengo al Pazzo, il mio grande amico. Lui fondò il Don Giovanni degli anni Settanta e Ottanta in versione glocale dalle mie parti. (Anche se il termine non esisteva). E io con lui. Stavamo bene sia a pescare sul lago di Massaciuccoli che nelle città dove capitavamo, perché, con lui il Don Giovanni si coniugava istintivamente con Nietzsche. Senza averlo letto.

1) Accio, non stiamo a fare gli intellettuali, noi portiamo la vita e il piacere! i libri portano la morte e l’impotenza se non stanno accanto al corpo che si fa anch'esso sfogliare in amore 2) Non facciamoci prendere dalla solita morale, chi ci rinfaccia più donne, lo dice perché è invidioso, vorrebbe farlo lui, ma non gli riesce. E allora si accontentano di una. Facendoci a noi venire i sensi di colpa. 3) Quando avremo bisogno di farci amare non per questi occhi e voce e quello che abbiamo tra le gambe ma per per la cultura saremo come tutti quelli che disprezziamo e non deve accadere. E se tu, Accio, scrivi e disegni, devono amarti per quello che ci sta prima di una parola scritta o di un segno sulla tela, e cioè i tuoi sensi creativi. Non ti scorderanno più se fai così. Ricorderanno baci e scritti. Io come barbiere questo non posso averlo.
Questo pressappoco cosa mi disse il Pazzo, verso il 1970, andando assieme per la prima volta a Viareggio  in Bussola. A questo ragionamento lego il mito delle nostre terre, Puccini, come veramente era: un Don Giovanni che metteva davanti a chi amava la sua vigoria, la caccia sul lago, i maccheroni, il vino novo, e accanto le arie sublimi della Tosca e della Bohème. Ma Pucccini lo amavano non per la cultura, che ne aveva poca, ma per la sensualità e la bellezza e per la musica che su ciò cresceva. Non mi sembra che su Fb ci sia qualcosa di simile tra chi si dedica all'estetica: dalla cetra all'alloro al romanzo al giornalismo. Sono tutti “Faustini”. Intelligenza come protesi. Ma di questo poco mi tange. Se eros e amore va così oggidì sarà funzionale anche a qualche tendenza dei rapporti di produzione. Direbbe il primo Baudrillard e l’ultimo Foucault.

Caro ***** ti basta come strampalata teoria alla Accio? Non credo di poterti convincere. Troppo semplice e ad uso personale? Non so che dirti, per me è andata così. E quanto successo non si riscrive. Ne si vive ancora. A presto, saggio poeta - Tuo ACCIO




  



  

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