lunedì 26 aprile 2010

Christian Albrecht: Che cos'è un comunista. A cura di Claudio Di Scalzo detto Accio








           CHRISTIAN ALBRECHT: CHE COS'È UN COMUNISTA (1844)

a cura di Claudio Di Scalzo detto Accio



Questo breve scritto venne edito a Losanna per iniziativa dell'associazione locale dei lavoratori tedeschi, guidata da elementi comunisti quali August Becker e Simon Scbmidt, e frequentata pure da Christian Albrecht, soprannominato il Profeta Albrecht. Questi trovò ispirazione nel comunista Cabet perché ne tentò la traduzione di alcuni scritti. Il Profeta fu uno spirito bizzarro: nato ad Altenburg, in Sassonia, nel 1789, aveva trascorso in prigione circa sei anni a causa di agitazioni demagogiche; in carcere, per unica lettura, aveva avuto la Bibbia. Liberato, aveva incominciato a predicare una nuova riforma cristiano-comunista, scrivendo contemporaneamente parecchi libri che risentono della sua bonaria follia. Negli ambienti operai della Svìzzera era stimato e lo stesso Wilhelm Weitling lo apprezzava. Morì nell'ottobre del 1844.


PRIMA QUESTIONE

Perché sono comunista?

(Da Cabet: Io sono comunista!)

Comunismo è l'insegnamento della comunità, secondo il diritto naturale dell'uguaglianza: si vuoi fare di esso una cosa spropositata. Che è mai dunque questo comunismo?

Una dottrina, un sistema di filosofia, di morale, di reli¬gione, d'educazione e d'organizzazione sociale e politica.

Qual è la sua filosofia?

La più soave, perché ha per scopo il perfezionamento degli uomini e la felicità di tutti, attraverso l'amor fraterno.
Ma filosofia significa saggezza, e senno richiede sapere; cosi, infatti, col perfezionamento tutti diventeranno saggi e il sapere vivrà fra il popolo come verità, e quindi la saggezza, come una filosofia cosciente, diventerà retaggio del popolo.

Qual è la sua morale?

La più pura, poiché essa, attraverso lo sviluppo della ragio¬ne, per mezzo dell'istruzione, fa inaridire la fonte dei vizi e dei delitti. Morale è eticità: la ragione, purificata con una buona educazione, sarà veramente adatta a rendere buoni gli uomini, assai più di quanto non è avvenuto da millenni, allorché si ave¬va per conseguenza (e ancora si avrà) la promessa ricompensa nella vita ultraterrena dei preti o nel loro inferno o purgatorio, del tutto contro la ragione; assai più di quanto non abbiano dimostrato le prigioni, le carceri e i supplizi dei giudici e dei carnefici.

Qual è la sua educazione?

La più perfetta, perché contribuisce a sviluppare l'intelli¬genza in tutti gli uomini e ad accrescerne la dignità, da essi ricevuta dalla natura.
La nostra educazione attuale ha raggiunto questo scopo e sarà ancora in grado di raggiungerlo? No, poiché il predominio dell'inuguaglianza necessita di schiavi e quindi non si preoccu¬pa di mantenere i poveri lontani dall'ignoranza.

Qual è la sua religione?

La più elevata: infatti l'uomo, felice per l'uso della ragione, può soltanto essere riconoscente per le moltissime buone azioni della natura, da essa diffuse attorno a sé.

Quest'elevatezza è stata veramente raggiunta dalla religione in tutti i popoli? No, poiché la religione esclude dall'immaginaria beatitudine celeste e condanna tutti coloro che non appartengono alla sua setta o ad una setta vicina a lei, e pone tra loro odio e persecuzione; poiché essa non aiuta i poveri e i miseri, non protegge le vedove e gli orfani, perciò gli indigenti guardano verso il ciclo e, considerando la terra su cui vivono, devono imprecare contro la loro miserevole esistenza, mentre i loro ben nutriti preti e coloro che campano in sovrabbondanza sono servi del vitello d'oro, non del popolo, e quindi insegnano soltanto l'ingiustizia.

Qual è la sua organizzazione politica e sociale?

La più soddisfacente, in quanto essa, con una fratellanza generale, vuoi trasformare l'umanità in un'unica famiglia, sì che ogni membro è collegato al tutto per mezzo di un'associazione generale, con piena uguaglianza dei diritti e dei doveri e attraverso una costituzione, che garantisce al tutto e a ciascun singolo i pieni diritti e l'esistenza nell'appagamento di rutti i suoi bisogni. Il principio base è unico per la proprietà comunitaria, e tutta la terra diventa un singolo dominio (proprietà) comune, usato e sfruttato a vantaggio di tutti.
L'allevamento del bestiame è comune, per ottenere le migliori razze e il miglior accrescimento possibile. L'industria è pure comune. Ogni essere vivente è impegnato in un lavoro moderato in grosse aziende comuni o nella coltura dei campi e occupato nella cura del bestiame. Infatti, mediante la regolata distribuzione del lavoro, questo diventa facile per tutti, e quindi la produzione dei beni dell'agricoltura (e cosi di quelli dell'industria), con l'accrescimento senza limiti di macchine di ogni tipo, può venir decuplicata, sicché il singolo e la collettività siano ben nutriti, ben vestiti, alloggiati bene e in modo sano e ogni abitazione sia arredata con comodità e leggiadria.

La vita familiare è sacra e ciascuno può sposarsi e si sposerà, perché la formazione d'una famiglia è garantita e la sua esistenza è assicurata.
L'amministrazione dello Stato è costituita da una rappresentanza scelta fra tutti i cittadini da alcune migliaia di membri, e tutte le regioni, tutte le province e i comuni si rappresentano di nuovo in se stessi per mantenere l'ordine, per operare miglioramenti di ogni genere, per allontanare dalla società ogni miseria, ogni sofferenza, ogni male, per impedire delitti e per comporre liti. È soprattutto vostro compito ordinare il lavoro e l'occupazione di tutti con i comitati necessari per ciascun ramo di attività, con un cosidetto comitato di maestri, e con l'economia per ogni ramo e, data una certa quantità di lavoro e di misurazione, di eseguire la giusta divisione dei prodotti e di soddisfare tutti i bisogni.
I bisogni sono materiali e spirituali; perciò l'organizzazione deve in primo luogo preoccuparsi per le cose necessarie, poi per le cose utili e per le cose belle, con una buona istruzione e con interesse per la vita spirituale.

La volontà del singolo è sottomessa alla volontà del tutto; la volontà della nazione è subordinata alla volontà divina. Cosf una volontà muove il mondo. Cosi nella comunità l'uomo rìna scerà a uomo, e la comunità sarà la madre di tutti. La beatitudine di tutti farà sì che tutte le forze appartenenti alla natura umana, talenti e impulsi, si potranno esercitare, sviluppare e nei limiti della natura soddisfare, in modo armonico e in rapporti concordi, e così l'intera terra si trasformerà in un nuovo paradiso.
Questo è quanto vuole il comunismo, e perciò io sono comunista.


SECONDA QUESTIONE

Che cos'è quindi un comunista?

Un individuo puro, il quale, attraverso la ragione e l'amor fraterno, cerca di sollevare l'uomo alla dignità, che Dio gli ha attribuito e ch'egli certamente possiede, quale rappresentante della divinità. Cosf non si dovrà più parlare di comunisti, ma di uomini mondi, incorrotti, e ciascun essere buono e pensante opererà per rendere la dignità umana a coloro che sono ancora a lui inferiori.


* Traduzione integrale da: Christian Albrecht, Was ist ein Kommurtistì, Buchdruckerei von M. Ducloux, Losanna 1844 (l'opu¬scolo è posseduto dalla Schweizerische Landesbibliothek di Berna).



ALCUNI SCRITTI DI CHRISTIAN ALBRECHT

Das Buch der Volkerstämme oder das Licht über das Dunkel der Völker der Erde, S. Gallo, 1840.
Das Leben in der Gottheit, in der Wahrbeit, oder das Reich Gottes auf Erden..., S. Gallo, 1840.
Das Panier der Heere Gottes Jehovah, mit den Trompeten und Posaunen in den Natiotnen Abraham, Isaac und Israel, S. Gallo, 6005 [1840].
[Traduzione] Cabet, Das kommunistische Glaubens-bekenntniss, Vevey, Michod, 1842.
Der wahre Messias unserer Zeit, geprüft und erkannt an den einzig gültigen Kriterien heiliger Schrift von den Propbeten Albrecht, Berna, Jenni, 1842.


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