lunedì 26 aprile 2010

Louis Auguste Blanqui: "Brevi scritti". A cura di Claudio Di Scalzo detto Accio










LOUIS AUGUSTE BLANQUI

a cura di Claudio Di Scalzo detto Accio


Sembra che la storia del movimento operaio e dei suoi protagonisti debba essere cancellata o quantomeno ignorata. Concorrono all'ampliarsi di questo cono d’ombra sabbioso, che somiglia ad un tumulo, ovviamente l’ideologia borghese, il post moderno scenografico-fiananziario-televisivo, ma anche quelli che sul movimento operaio hanno costruito carriere e posti di governo e conduzione di partiti, e che non sostengono seriamente l’albero su cui sono seduti, mentre civettano con i monitor e i media.

Se Oliviero Diliberto chiude un congresso affidandosi a “Viva l’Inter” c’è poco da sperare. Gli altri comunisti od oscillano alla ricerca di padri non del movimento operaio, tipo Gandhi, o si fanno nipotini di Bettino Craxi come Fassino con molto ritardo, o si ri-pubblicano libretti dei protagonisti come fa Il Manifesto, magari con l’introduzione di qualche esule che tromboneggia a Parigi alla Oreste Scalzone, immaginandosi ai tempi degli Editori Riuniti: carta invece per polverosi scaffali.

Gli editori cosiddetti di sinistra, come la Feltrinelli, che potevano dare in questa congiuntura circolazione ai nomi fondanti l'idea e la prassi della società ugualitaria, hanno abolito qualsiasi collana sul movimento operaio, con Karl Marx in testa. Ingratitudine massima verso chi ha funzionato da accumulazione capitalistica originaria per le fortune editoriali! Quando si dice l’ironia, eh! Allora Che fare?

Intanto offrire sul web spazio a biografie ed immagini e scritti di esponenti del socialismo e del comunismo. Un archivio in progress, una riserva idrica per le idee fresche, che magari verranno, da usare per il ribaltamento della società spettacolarizzata rinchiusa nelle maglie dolci, anche di Nutella e Coca-Cola, del capitalismo finanziario e acchiappatutto di corpi di cervelli di risorse naturali. Poi la letteratura e l’arte può contribuire (senza immaginazione inutile porre il Che fare? Avrebbero dovuto dire al compagno Lenin gli artisti o forse glielo dissero e finirono emarginati o con le tempie traforate da un proiettile come Majakovskij) iniziando, magari con lentezza guardinga e geometria da vecchia talpa, a capire che il socialismo e il comunismo e il movimento operaio che ne sventolò le bandiere è il “nostro” romanzo d’avventura, nostro di chi non si rassegna al dominio eterno del Capitale. E che come ogni buon romanzo avventuroso ha bisogno di capitoli e trame e sviluppi e nemici e vittorie e cadute.

COMUNISMO TRANSMODERNO è disposto ad ospitare contributi creativi sul rosso della rivolta. Arte e poesia rossa. Poetry and poem and RED ART.

Dopo Christian Albrecht, ecco Louis Auguste Blanqui, uno dei più avventurosi, trentadue anni complessivi in galera, sommosse, rivolte, libri dedicati al socialismo e alle stelle, sogni, mai pentito della sua carne sfilacciata nelle catene, un bel personaggio. Da ricordare. I suoi scritti sono poi discretamente attuali.









L’ECONOMIA POLITICA SENZA MORALE MARZO (MARZO 1870)

La sua indifferenza morale gli toglie ogni capacità di critica. La giustizia è il solo criterio vero nell'applicazione delle cose umane. Per lo scettico, sono soltanto tenebre. Vi cammina a tastoni, constata isolatamente gli oggetti con il tatto, ma non distingue nulla, non scorge né i dettagli né l'insieme. È un cieco volontario. Il suo scetticismo lo rende impotente. Non si può studiare una vitalità mutevole e perfettibile come una ma¬teria inerte e immutabile.
La giustizia è il fermento del corpo sociale. Non tenerne conto equivale a chiudersi la prospettiva, a privarsi della facoltà di capire. Si vede forse il presente, mai il futuro, nemmeno i suoi elementi.


LE CONQUISTE DELL’INDUSTRIA (GIUGNO 1870)

Ritornello dell'economia politica sui progressi della civiltà, le sue conquiste industriali, lo sviluppo progressivo del benessere materiale ecc.
Tutto ciò è al di fuori della questione. Le conquiste dell'industria non sono opera del capitale, ma dell'intelligenza. Bastiat* attribuisce al capitale il progresso dello spirito umano e dei lumi. È il sofisma cum hoc, ergo propter hoc.
Il pensiero ha creato una dopo l'altra le idee applicate dall'industria. Soltanto gli inventori hanno l'onore delle sue conquiste. Il capitale è il calabrone che s'impadronisce dei benefici. Lascia al lavoro del pensiero e delle braccia solo ciò che gli è impossibile sottrarre loro.
Sfruttatore, parassita, soffocatore, questa è la sua funzione nei secoli, e, poiché s'impadronisce di tutto, lo si proclama creatore di tutto!
Quando il medioevo metteva alla berlina l'audace, che aveva indossato una camicia, l'idea cristiana metteva alla gogna l'idea pagana della soddisfazione materiale.
Non era il pensiero d'eguaglianza che condannava il godimento conquistato con la privazione degli altri.
Tutte queste conquiste del benessere sono opera dell'intelligenza, non del Capitale che le ha sfruttate, che ne ha privato la massa a vantaggio della minoranza.

* Frédéric Bastiat (1801-1850), economista francese, libero scambista e anti-protezionista.


NOTA BIOGRAFICA

Nacque da una famiglia benestante (il padre era prefetto) che gli diede l'opportunità di studiare legge e medicina. Fervente repubblicano, contribuì alla cacciata del re Carlo X, nel 1830, durante la Rivoluzione di luglio; nel maggio del 1839, partecipò all'organizzazione di un'insurrezione che gli costò la condanna all'ergastolo, da cui però fu graziato nel 1847. Già da tempo si era “convertito” al socialismo.
Uomo d'azione più che elaboratore di teorie, egli era convinto che il proletariato potesse creare una società di liberi e di uguali solo mediante un'insurrezione guidata da una piccola minoranza ben organizzata e decisa ad imporre la propria organizzazione sociale. Blanqui dedicò la sua intera esistenza a questa causa, senza lasciarsi scoraggiare né dall'esilio né dalle pene carcerarie cui fu ripetutamente condannato.
Partecipò alla rivoluzione del 1848. Oppositore di Napoleone III fu nuovamente catturato, ma stavolta riuscì a sottrarsi alla galera andando in esilio in terra belga dove continuò incessamente la sua azione di propaganda politica.
Rientrato in Francia dopo la caduta di Napoleone III, e la sconfitta francese nella guerra franco-prussiana, partecipò alla Comune di Parigi, me nel 1872 fu di nuovo imprigionato; condannato al carcere a vita, fu amnistiato nel 1879.
Dopo la sua ultima carcerazione Blanqui pubblicò, nel biennio 1880-1881, il giornale Ni Dieu ni maître, intelligente organo comunista dal titolo clamorosamente programmatico (“Né Dio né padrone”), tanto da diventare il motto di molti rivoluzionari negli anni a venire. La sua visione politica avrebbe influenzato fortemente il pensiero operaio (quello socialista e quello comunista dell'Ottocento, ma anche Lenin durante il 1917) al cui interno si sarebbe sviluppata una vera e propria corrente ispirata al pensiero di Blanqui, ossia il Blanquismo.


                                                 
                                                                   Blanqui in prigione



  


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