venerdì 11 ottobre 2019

Accio: Lenin di Clara Zetkin, Lenin di me a sedici anni e oggi



1968 - Trad. Goglia e Nobile - Lire 3,50 





Accio

LENIN DI CLARA ZETKIN LENIN DI ME A SEDICI ANNI E OGGI


Nel 1968, a sedici anni, me ne davo già allora uno meno essendo nato l’8 dicembre 1952 di sette mesi che a cose normali, appunto, avrei scollinato nel 1953, lessi il LENIN di CLARA ZETKIN, che la rivoluzionaria tedesca dedica al rivoluzionario morto da poco nel 1924.



Clara Zetkin




Il libretto spillato rosso della Samonà Savelli  a riaprillo m’à riservato sorpresa struggicòre  rosso. E ci scrivo proprio un mi’ riordo volentieri perché in rete ir libro c’è sortanto su Ebbei a 18 euro se uno vole comprallo. Ma der ‘ontenuto non c’è ombra rossa, sortanto quarche foto della rivoluzionaria amia da giovane della Luxemburghe e poi da anziana che mòre a Mosca in fuga dar nazismo ner 1933.

Quest’assenza la dice lunga sur destino del ‘Omunismo sur webbe. Cancellato se non per dinne male e mostruosizzarlo.

A stramonà e svilì e smerdà ‘Omunismo ‘Omunisti  e Rivoluzionari iniziarono ai tempi dei Giaobini la reazione bianca e borghese. Perché meravigliassi. Luigi XVI Maria Antonietta santi come lo Zar e la Zarina. ‘Anno continuato ar meglio per tutto ir novecento apoteosi cor webbe.

Ma allora andiamo a vedé ‘osa scrive Clara Zetkin di Lenin che mi ‘olpì ragazzo e ‘osa posso riavacci a quest'età di 66 anni con l’aggiunta der tempo a cui nun si scappa.

Partendo dall’incipitte:
“La grandezza del capo si armonizzava con la grandezza dell’uomo, ed è questo che ha reso caratteristica la figura di di Lenin, è per questo che egli rimane per sempre racchiuso come in un sarcofago nel grande cuore del proletariato mondiale, destino glorioso che era stato, secondo l’espressione di Marx, quello dei combattenti della Comune (…)








Per esse gran capo rivoluzionario bisogna essilo anche ‘ome omo. Senno le rivoluzioni non le vinci e ir popolo non ti segue.

La tomba di Lenin sta nel còre dei proletari comunisti non nel cristallo mummifiato come scrisse Majakovskij.
Marx  lo disse per primo: dobbiamo aver cura in noi dei rivoluzionari a partì da chi stava sulle barriate della Comune di cui non si riorda o ‘onosce il nome. Lenin dà a questi morti e compagni nome col Comunismo che con loro ombre e vivi realizza. Punto! Che altro c’è da aggiunge?

Il proletariato t’annusa a istinto rionosce chi è ‘omunista chi non lo è se s’avvia ir processo rivoluzionario. I teorici accademici che scrivon di ‘omunismo anche oggi questo fiuto ar popolo alla classe lo distorcono lo profumano lo neutralizzano. Ma a LENIN questa gente non la dava a bere! E sia detto nel mio ‘omunismo non m’ànno ‘onvinto nemmeno me né di loro mi son mai fidato. Non li ‘onsidero quando scrivo di rivoluzionari come la Zetkin e Lenin.

C’è chi scrive à scritto scrisse di ‘Omunismo e chi lo pratiò e insieme ci scrisse. Non è la stessa ‘osa. I primi anche oggi vargono poo i seondi molto. Lenin vale perché pratiò ir ‘omunismo e ne scrisse mentre lo pratiava.

La Zetkin lo afferma paro paro: Lenin rifuggiva il ruolo tronfio dell’intellettuale del colto perché era autentico e semplice. Anche mentre scriveva Stato e Rivoluzione e studiava Hegel. Punto.

Il Comunismo è pratica e teoria per dare forma a quanto è necessario. I combattenti per la rivoluzione tentano un ordine sociale superiore e Lenin era al loro servizio non sopra di loro.

Lenin non si può addomesticare in senso socialdemocratico o riformista o prenderne una parte tralasciando il resto. LENIN è il Comunismo che vincendo una rivoluzione può rivelarci il prima e il dopo. E questo serve. Al Comunismo deve servire oggi il fallimento storico che ha avuto. Ma Lenin ancora sta lì a darci una mano.

Se affermo sono LENINISTA faccio subito il voto attorno a me. Ma come? Accio ti garbano Pascoli  Pollok  Zeppelin Jazz… come fai  a dirti leninista? Come faccio?! Faccio che la poesia l’arte la musica dovrebbe essere praticata da tutti senza dargli valore di merce di scambio solo valore d’uso comunista. Punto. Non mi sembra un bello spettacolo quanto accade nell’occidentale commercio di arti web compreso. Silenzio. Svicolano. E chi li vede più!! Se dicevo e dico “sono leninista”.









Nelle pagine della Zetkin  sul suo“Primo incontro” con Lenin,  a sedici anni scrissi a lato, mi ‘ommovo un poinino a scoprillo, delle rimette “Rosa artista carezza posa alla Zetkin vista” e cioè La Luxembourg dice alla Zetkin vedendo Lenin che il russo aveva una volontà indomita cocciuta tenace tanto da buttà giù  a testate le mura che strizzavano il proletariato nella socialdemocrazia riformista. E aggiunge che “non cederà mai”. 
Che forza anche oggi la parola MAI.

Mai cedere pentirsi arrendersi contro le mire i vagheggiamenti i tradimenti del riformismo.
Lenin li combatteva già nel 1907 nella II Internazionale. Li annusava come ‘ontadino chi avrebbe tradito.




Clara Zetkin a Mosca





Perché sia detto la SOCIALDEMOCRAZIA è stata la rovina del proletariato del popolo, non il COMUNISMO.  
Causarono il fallimento della rivoluzione del 1848 in Francia, della Comune di Parigi nel 1871, il tradimento nella Prima Guerra Mondiale Imperialista, hanno fatto fallire le rivoluzioni in Italia e Germania, dove muore Luxembourg, in Baviera in Ungheria, la Rivoluzione Spagnola, hanno osteggiato l’Ordine nuovo il PCd’I e così via. Disarmato la Resistenza. Perché il PCI è diventato nel secondo dopoguerra una sorta di socialdemocrazia, lo vogliamo dire o no?!

Allora LENIN raccontato dalla CLARA ZETKIN serve eccome conoscerlo. OGGI:

L’altro aspetto che mi colpi nel Requiem Comunista di Clara Zetkin è come ella ravvisa la caratteristica di Lenin nella SEMPLICITÀ. Il rivoluzionario era amabile semplice naturale con i compagni. “Incapace di mostrarsi diverso da come è”.
Semplicità e capacità di scrivere teorizzare praticare il Comunismo.

Su quest’uomo ieri come oggi talmente tante parole di dileggio offesa sputtanamento rimozione che non ha uguale nella storia dell’umanità. Anche oggi. Oggi più di ieri. TUTTI possono e lo fanno sputare sulla fronte di Lenin. Anche in rete.

Io invece me ne sto con questo libretto nella soffitta di Vecchiano e la fronte del vecchio compagno se posso la carezzo. E ricordo mio zio LENINO che ne portò il nome tutta la vita ribattezzato a forza dai fascisti Beppino. 
Lenin ce l’avevo in casa nella stirpe. 
Questo nome come quello di mi-pà LIBERTARIO come quello der mi’ zio ALVARO che andò in Spagna con le Brigate Internazionali… valevano valgono più di mille libri d’ogni stazza e volume sul comunismo sulla cultura poesia letteratura arti. Perché sono il reale, il sangue, la postura comunista vissuta da compagni semplici, ma disposti a testate, come Lenino, di andare fino in fondo nel momento che il comunismo li chiamò all’azione.

Soltanto chi nella mia lunga vita ha portato rispetto a questa storia, semplice, comunista, che ho fatto conoscere, può stare  a contatto e in contatto  e vicino a me. Anche oggi con Clara Zetkin tra le mani. Sennò ne faccio a meno e, sia detto, non mi mancano.

Ecco perché, con questa postura, sono adatto a intende questo scritto della Zetkin. 
Non ci vòle la laurea per fallo o letture estètie. 
Ci vòle il fiuto. 
La semplicità per annusare quanto vale. 
Lo faccio.

Anche per fa’ intende ai nemici di classe che da leninista con me’ non ci posson fare affari o trastulli o venimmi a vènde merce che rifiuto da quando avevo sedici anni anzi quindici.





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