mercoledì 9 ottobre 2019

Accio: Glossa al dipinto di Hanns Kralik "Partigiano torturato" sull'uso delle storie antifasciste e anticapitaliste ieri e oggi.


Hanns Kralik




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GLOSSA AL DIPINTO DI HANNS KRALIK

Partigiano Torturato
sull'uso delle storie antifasciste e anticapitaliste 
ieri e oggi








Se, e se per caso, ammettiamo se, il proletariato antifascista  e comunista, avesse custodito e messo al primo posto le proprie storie e massacri subiti i soprusi il martirio, anche soltanto custodendo tutto oralmente, o in scritti popolari senza aspirazioni letterarie, se le vicende di classe,… fossero state messe prima anche dei libri di Calvino Vittorini Pavese Fenoglio Fortini Pasolini Pratolini… probabile che l’involuzione prima stalinista poi socialdemocratica poi social-liberale-liberista non ci sarebbe stata. Né lo smantellamento della Resistenza come prassi anticapitalistica.

Ma se i Guttuso dei fucilati poi diventa il maestro che vende a milioni che illustra ogni evento parlamentare e poi coi soldini va a trombare con la Marzotto, dividendosela con il compagno del Manifesto Lucio Magri, beh allora è partita persa.

Personalmente, e storie come quelle vissute da mio padre, ce ne sono molte altre, prima vengono queste poi i libri antifascisti i dipinti antifascisti le scultura antifasciste e film antifascisti.

E mentre il popolo antifascista veniva in queste opere mitizzato ricordare che il popolo la stessa classe proletaria e operaia era quella descritta da Federigo Tozzi non da Cassola e Pratolini. Soltanto una presa comunista di classe poteva limarne affievolire il male violenza che in essa alligna come in ogni altra classe.

E tra i nemici di classe, c’era mio nonno Vittorio e mia nonna Messinalla fascisti. Ma quando Vittorio muore di crepacuore sapendo l’avvicinarsi degli americani o per timore, mia nonna si veste di nero, per sempre, non si taglierà più i capelli, e nemmeno quarantenne sceglierà la castità perenne.

Ecco un amore così passionale assoluto tante antifasciste se lo sognavano. Comprese le intellettuali che scrivevano romanzi e poesie. Figurarsi oggi!

E se Lalo rischiava la vita durante l’occupazione nazista di Vecchiano aiutati dai fascisti locali per posare un fiore sulla finestra della Nada figlia del fascista, uscendo dal loculo del cimitero dove stava nascosto di giorno, beh… questo è o non è un amore assoluto! Per me valeva e vale più dei versi di Pavese e mi-mà più delle Dore Markus.

Se i comunisti avessero custodito e messo al centro della loro estetica la loro di vite non quella riflessa che gli han dato intellettuali di sinistra… il Comunismo non sarebbe finito così.

Quando in casa Tabucchi i maestri della letteratura poesia filosofia, tipo Garboli Baldacci Del Giudice Lalla Romano Bodei Vattimo Placido  si scambiavano con me non mi sentivo affatto gratificato. O ignorante come mi rivelò in un trafiletto e-mail un paio di anni fa una ex compagna incontrando poeti da web. “Ho provato vergogna per tutto quello che non sapevo!”. Come??? Allora se incontrava chi veramente è intellettuale e autore e poeta come mi accadde cosa faceva?, si buttava dal Molo Audace con una pietra al collo?!

Erano loro, i colti compagni, che dovevano sentirsi gratificati perché li portavo a Bocca di Serchio in barca e  spiegavo loro la caccia al cinghiale o raccontavo loro di mio padre  e del Pazzo barbiere. Comunisti, eterodossi per natura, che non portano alcuna responsabilità del fallimento totalitario o revisionista. Ad Est finivano nel Gulag ad ovest isolati dovendosi guardare le spalle da stalinisti  e fascisti. 

Responsabilità hanno invece chi andando nei paesi dell’Est in Albania in Cambogia in Cina… non ha capito una sega nulla sul comunismo in atto. Anche perché scansavano il comunismo anarco libertario e comunista eretico. Mi ricordo ancora della Rossana Rossanda che definiva sul manifesto, nei primi anni Settanta, Arturo Schwarz e le mostre su Duchamp come borghesi provocatorie anticomuniste!
Non c'è da meravigliarsi se i loro libri di saggistica e teoria, sono inutili ieri e oggi.



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