sabato 1 maggio 2010

Claudio Di Scalzo detto Accio: Da Lotta Continua alla Luna





Cyrano Accio di Vecchiano








Claudio Di Scalzo detto Accio

DA LOTTA CONTINUA ALLA LUNA

Il retro della luna apparve al militante
di Lotta Continua come la pagina da scrivere
dell’utopia comunista… da vivere nell’immobile
spazio del sangue versato per nulla. Erano tempi
in cui nessuno pensava più a Cyrano de Bergerac
o a Blanqui che il satellite pallido avevano eletto
a dimora del sogno. Quando le nozze di giustizia
e bellezza stanno insieme. Soprattutto se celebrate
da un cella nella Francia di Napoleone III
o da una prigione barocca scardinata
con naso lunghissimo fiutante
l’Illuminismo in arrivo.
Tutti in quei giorni parlavano e indicavano l’allunaggio
nel suo decennale: con Armstrong, Aldrin e Collins
a rammentare in centinaia di tv l’impresa. A me
quel recente avanti e indietro dell’Apollo 11 era indifferente
come il governo in carica, come il mistero di Aldo Moro
ucciso da jene ridens (non ancora piangiolenti
nel pentimento) con la stella a cinque punte.

Abitavo a Vecchiano in attesa di finire l’università, in attesa
del grande amore, in attesa di partire militare, in attesa di vendere
a un negozio di oggettistica e di riviste per collezionisti:
il ciclostile, i manifesti, i libri, gli autografi di Adriano Sofri,
i pennarelli usati e col tappo della sede
di “Lotta Continua - Vecchiano e Paesi”.

Blanqui sulla luna aveva allestito un teatro
anche angelico di voci oscure con maldestri tentativi
verso il dio ottuso dell’uguaglianza per sempre.
Lo visitavo spesso, in quelle giornate terrestri
senza costrutto, e mi rallegravo a pensare
che la bandiera americana era uno spettacolo
da me, e dai due francesi, non contemplato
nel calendario delle celebrazioni. Per la salvezza
dell’Essere. Il nostro allunaggio indulgeva
sull’orlo dell’afasia, dell’indifferenza
per lo spettacolo prossimo venturo in materia
di gesti e corpi del genere umano. Il comunismo sulla luna
senza americani e russi era l’unica salvezza per me.
Per i miei sodali dal vaniloquio illusorio.

Il decennale passò! come demoni caudati
apparvero i professori con sfondo celeste;
i piloti eroici sembrarono vecchi conservati
in caschi di nebbia, e le riviste sull’impresa:
distanza, combustibile, i 400.000 chilometri percorsi,
il distacco con il rientro e la festa dell’orgoglio americano
finirono al macero… assieme a quelle di Lotta Continua
nella cartiera di Rigoli. Evento celebrato evento sotterrato.
Dicono i saggi vecchianesi. Mi sembrò adatto al decennale.
Con Blanqui e Cyrano mi trasferii sulla luna, nella faccia nascosta,
per vivere tranquillamente altri fallimenti: quello dell’amore
svizzero e di altri a ruota, la mancata laurea, la fuga con processo
dal servizio militare, la perdita di ogni orizzonte comunista
sulla terra. Per comparazione la mancata custodia
dell’archivio di Lotta continua m’apparve veniale.
Però mi sbagliavo. Così non avrei scritto sulla luna
il romanzo della mia generazione aiutato da Cyrano
e Blanqui in vena di bugie e sogni senza sbocco.
Sarebbe apparso altamente metafisico, illustrato
come si deve dal sentimento
della nostalgia epocale. Che disdetta!

Esclamato il disappunto mi sveglio giusto il tempo
per spegnere la televisione dove Ungaretti declama
chissà cosa dieci anni prima… ed entro
in un’altra allucinazione utopista.

Claudio Di Scalzo, 1979









Pubblico su COMUNISMO TRANSMODERNO questo inedito scritto - a Vecchiano nel luglio 1979 - nel  Quarantennale dell’allunaggio (1969-2009). Sembra che nel quarantennale siano usciti in libreria edizioni di pregio con poeti da rimembranza antologica e sembra che pittori da urne spaziali per celebrare l’allunaggio il 20 luglio 1969 siano stati esposti da qualche parte. Questa lunatica ode la scrissi quando tramontava la spaziale avventura, virata nel blu corvino, della rivoluzione in Italia che aveva conquistato il Nulla e dal Nulla non è più tornata. Anche perché né i compagni né i poeti sognavano Blanqui e Cyrano de Bergerac come il sottoscritto. (cds, 2009)





NOTA

Louis Auguste Blanqui, rivoluzionario francese, scrisse un allucinato e inquietante libro sullo spazio inventando un sistema comunista che aveva risonanze con il suo sterno prigioniero e mortificato da ogni violenza. “L'eternità attraverso gli astri”.
Cyrano de Bergerac riversò sulla luna la sua fantasia edificando una sorta di utopia dove la libertà era assoluta e senza bisogno di spade a difenderla. “L'altro mondo o gli stati e imperi della luna”.


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